Il Campidoglio regolarizza la casa popolare allo zio di Roberto Spada: da anni ci viveva abusivamente
Il Comune di Roma ha espresso parere favorevole alla regolarizzazione della casa popolare in cui abita abusivamente da anni Giuseppe Spada, fratello di Roberto, in carcere per la testata al giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi. Si tratta, ha anticipato il Messaggero, di un appartamento in piazza Ener Bettica a Ostia Nuova, a pochi metri dalle altre abitazioni del clan e dalla palestra teatro dell'aggressione al reporter. Spada abita lì dal novembre del 2001 e ora il Campidoglio ha autorizzato la regolarizzazione dell'assegnazione. La sindaca Virginia Raggi ha chiesto agli uffici capitolini di verificare immediatamente la situazione, ma stando a quanto informa il Campidoglio "la regolarizzazione in sanatoria è imposta dall'articolo 53 della Legge regionale 27 del 2006, qualora l'inquilino abbia occupato l'immobile entro il 20 novembre 2006 e abbia i requisiti". L’articolo 53 della legge regionale, infatti, recita: “In deroga all’articolo 15 della l.r. 12/1999, nei confronti di coloro che alla data del 20 novembre 2006 occupano senza titolo alloggi di edilizia residenziale pubblica il Comune dispone, in presenza delle condizioni richieste per l’assegnazione, la regolarizzazione dell’alloggio”.
La Regione Lazio fa sapere però che il riferimento a quella legge è erroneo. C'è infatti un'altra norma, la numero 11 del 2007, al cui articolo 11 si legge: “I comuni, nell’ambito della loro autonomia organizzativa, stabiliscono termini e modalità per l’istruttoria delle domande presentate ai fini della regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica destinati all’assistenza abitativa, da concludere entro ventiquattro mesi dalla data di scadenza del termine di presentazione della domanda stabilito nel modello approvato con delibera della Giunta regionale ai sensi dell’articolo 53, comma 4 della l.r. 27/2006”. Per maggiore precisione, aggiunge la Regione, si aggiunge che i termini per la scadenza della domanda furono fissati in 90 giorni. In conclusione, quindi, si sta parlando di norme regionali prodotte da altra Giunta, quasi un decennio fa, norme per cui la stessa Regione indicava esaurire l’efficacia nei 24 mesi successivi la loro applicazione.