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I Fasciani di Ostia sono un clan mafioso: le motivazioni della sentenza

Le ragioni della sentenza di Cassazione che ha deciso per la revisione della sentenza della Corte d’Appello che aveva fatto cadere l’aggravante mafiosa nel processo contro il clan Fasciani: “Omertà ottenuta con il terrore e controllo del territorio”.
A cura di Valerio Renzi
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Sono state depositate le ragioni della sentenza con la quale la Cassazione stabilisce che il processo al clan Fasciani di Ostia, va rivisto, a cominciare dalla scelta della Corte d'Appello di far cadere in secondo grado di giudizio l'aggravante mafiosa. "Il carattere mafioso del gruppo va riconosciuto", scrive invece la Cassazione accogliendo il ricorso della Procura generale di Roma. La scelta dei giudici di far cadere l'aggravante mafiosa di 416bis aveva ridotto notevolmente le pene, passate da 200 anni inflitti complessivamente in primo grado a 56. "La sentenza di appello – è scritto nel dispositivo della sentenza – ha violato il precetto penale espresso dall'articolo 416 bis del codice penale e si è sottratta all'obbligo di motivazione pervenendo ad una conclusione contraddittoria quando non, per alcuni rilevanti aspetti, apodittica".

Secondo la Cassazione il mancato riconoscimento dell'aggravante mafiosa per il gruppo organizzato attorno alla leadership del boss Carmine Fasciani è "manifestamente illogico", a partite dalle prove portate in aula dall'accusa a carico di 51 imputati. Secondo la Sesta sezione penale della Cassazione di mafia si tratta, visto che nel 416 bis "non rientrano solo grandi associazioni di mafia ad alto numero di appartenenti, dotate di mezzi finanziari imponenti e in grado di assicurare l'assoggettamento e l'omertà attraverso il terrore e la continua messa in pericolo della vita delle persone".

"Ai fini della configurabilità del reato di associazione di tipo mafioso – proseguono i giudici – la forza intimidatrice espressa dal vincolo associativo può essere diretta a minacciare tanto la vita o l'incolumità personale, quanto, anche o soltanto, le essenziali condizioni esistenziali, economiche o lavorative di specifiche categorie di soggetti, ed il suo riflesso esterno in termini di assoggettamento non deve tradursi necessariamente nel controllo di una determinata area territoriale".

Il processo che ora sarà sottoposto a nuovo giudizio, è scaturito dall'operazione Nuova Alba, che ha portato alla luce nel luglio del 2013 il radicamento nella vita sociale ed economica delle mafie ad Ostia e anche la loro infiltrazione nelle istituzioni. Gli affari dei Fasciani e dei Triassi, ma anche gli Spada, solidi alleati dei Fasciani per cui una sentenza di primo grado ha riconosciuto la natura mafiosa delle attività della famiglia di Nuova Ostia. L'inchiesta ha mostrato le mani dei clan sugli stabilimenti balneari del litorale, il controllo di molte attività commerciali, il racket e il traffico di droga. La posta in palio in questo processo è altissima: il riconoscimento definitivo in sede giudiziaria che la mafia a Roma esiste, non fa solo alleanze o investimenti, ma controlla interi quartieri, inquinando la vita civile, sociale ed economica.

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