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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Marco Vannini, domani i familiari a “Chi l’ha visto?”: 21 aprile la sentenza per i Ciontoli

La famiglia di Marco Vannini, morto in casa della fidanzata a Ladispoli per un colpo di pistola sparato accidentalmente dal padre, sarà domani ospite della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”. Per il 21 aprile attesa le sentenza: l’accusa ha chiesto 21 anni per Antonio Ciontoli, 14 per la fidanzata di Marco Martina Ciontoli, per il fratello e la madre.
A cura di Redazione Roma
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La famiglia di Marco Vannini sarà ospite domani – mercoledì 11 aprile – della trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", condotta da Federica Sciarelli e in onda in prima serata su Rai3. La sentenza sulla morte del ragazzo, morto a 19 anni a casa della sua fidanzata a Ladispoli per un colpo di pistola esploso accidentalmente dal padre della ragazza mentre si trovava sotto la doccia, è attesa per il prossimo 21 aprile.

Le richieste di condanna per Antonio Ciontoli e il resto della famiglia

Alla sbarra per la morte del ragazzo è finita tutta la famiglia Ciontoli: la fidanzata Martina, il padre Antonio e la madre Maria Pezzillo, il fratello Federico e la sua ragazza. L'accusa ha chiesto di 21 anni e 3 mesi di condanna per Antonio Ciontoli per omicidio volontario e omissione di soccorso, e 14 per tutti gli altri imputati, tranne che per la ragazza di Federico che è accusata solo di omissione di soccorso e per la quale il pm ha chiesto due anni di reclusione.

Omicidio Vannini: i video resi pubblici da "Chi l'ha visto?"

La famiglia Ciontoli è accusata di aver deliberatamente coperto i fatti, ritardando a chiamare i soccorsi e omettendo cosa fossa accaduto. "La famiglia Ciontoli è un branco. Hanno scelto di non intervenire non c'è stata nessuna sottovalutazione", durissime le parole dell'accusa rappresentata da Celestino Gnazi nell'arringa finale. Una catena di bugie ed omissioni che hanno impedito di fatto ogni tentativo di salvare Marco. Era stato proprio "Chi l'ha visto?" a rendere pubblici alcuni video registrati dalle telecamere di sorveglianza in cui i componenti della famiglia si parlavano tra di loro tra una deposizione e l'altra dopo la morte di Marco, concordando le posizioni da tenere davanti agli inquirenti e convincendosi a vicenda di aver fatto la cosa giusta.

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