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Gli studenti raccontano la Shoah con i testimoni di Auschwitz: mostra a Palazzo delle Esposizioni

Una mostra per raccontare Auschwitz immaginata dagli studenti di alcuni licei romani, un modo diverso di ricordare i terribili avvenimenti del Novecento. ‘Testimoni dei Testimoni’ sarà inaugurata venerdì prossimo, 25 gennaio a Palazzo delle Esposizioni a Roma.
A cura di Alessia Rabbai
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Gruppi di persone, famiglie di origine ebraica guardano lo spettatore da un grande mosaico di fotografie. Uno spazio ristretto, in cui il visitatore è invitato a entrare, rievoca il vagone delle deportazioni. Le porte si chiudono. Nell’oscurità si sentono le voci di Mussolini e di Hitler, l’inneggiare esaltato delle folle, il ritmo incalzante del treno. Una mostra per raccontare Auschwitz, immaginata dagli studenti di alcuni licei romani, un modo diverso di ricordare i terribili avvenimenti del Novecento. ‘Testimoni dei Testimoni' sarà inaugurata venerdì prossimo, 25 gennaio a Palazzo delle Esposizioni a Roma con ingresso dalla scalinata di via Milano e visitabile fino al 31 marzo 2019. Si tratta della prima mostra esperienziale ideata da studenti in uno spazio istituzionale della Capitale, un invito a compiere un percorso fisico e mentale per mantenere accesa la Storia. I giovani si sono incontrati con Studio Azzurro, collettivo di artisti italiani che indaga il linguaggio dei nuovi media e hanno preparato un percorso guida, creando un legame tra i testimoni e le generazioni future.

Com'è strutturata la mostra

La mostra è un viaggio, fisico e mentale, all'interno dei campi di concentramento e di sterminio. Una proiezione mostra la struttura del campo di Auschwitz, dove furono deportati non solo ebrei, ma anche prigionieri politici, oppositori, sinti, rom, omosessuali. Le grandi pareti dei ritratti nascondono le storie intrappolate nei campi e nei meandri della memoria di chi ha visto e vissuto. Grandi volti di deportati ci guardano, ci interpellano, ci chiedono di ricordare e di raccontare. Accostando l’orecchio alle pareti si sentono le voci e le storie dei sopravvissuti. Il percorso prosegue con tre approfondimenti. Uno dedicato alla progettazione della "macchina di sterminio” e alla pianificazione degli esperimenti scientifici. Uno alla babele linguistica, la ‘Lagersprache', la lingua che serviva a sopravvivere in un luogo dove non capirsi e non capire poteva significare essere fucilati all’istante. Uno al tentativo di recuperare le innumerevoli identità registrate come numeri di serie. In questa sala spetta al visitatore, avvicinandosi ai monitor, far riaffiorare l’identità perduta dei prigionieri.

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