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Gli avvocati difensori chiedono l’assoluzione con formula piena per Virginia Raggi

Gli avvocati difensori della sindaca di Roma Virginia Raggi hanno chiesto l’assoluzione con formula piena per la sindaca di Roma. La sentenza è prevista nel pomeriggio di oggi. La sindaca Raggi è accusata di falso ideologico in atto pubblico.
A cura di Enrico Tata
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Virginia Raggi
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I legali di Virginia Raggi hanno chiesto l'assoluzione con formula piena per la sindaca di Roma. L'avvocato Pierfrancesco Bruno, uno dei difensori della prima cittadina ha motivato la richiesta di assoluzione sostenendo che "a nostro avviso, ciò che la sindaca ha riferito rispetto alle richieste dell'Anac è oggettivamente vero. Fosse, invece, risultato da elementi concreti che Raffaele Marra si fosse occupato di quei frammenti del procedimento che riguardavano il fratello e lei non lo sapesse, allora, obtorto collo, avremmo dovuto chiedere l'assoluzione perché ‘il fatto non sussiste".

Secondo gli avvocati della Raggi il codice etico del Movimento 5 Stelle, richiamato ieri dall'accusa come movente delle presunte bugie della sindaca, "è stato strumentalizzato da parti politiche avversarie per obbligare" la prima cittadina a dimettersi. Alessandro Mancori, un altro dei legali della sindaca, ha citato l'episodio del 2016, quando alla vigilia del ballottaggio, fu diffusa la notizia dell'apertura di una indagine sulla sindaca da parte della Procura di Roma in merito a una consulenza svolta da Raggi per la Asl di Civitavecchia. "Quando venne chiamata per essere interrogata sui fatti della Asl di Civitavecchia, ed era sindaca da venti giorni, Raggi non pensò minimamente a dimettersi. Raggi comunicò quanto accaduto, venimmo in procura, parlammo con i magistrati e successivamente venne fatta richiesta di archiviare il fascicolo a suo carico. E non successe nulla di più. La Procura aveva contezza del fatto che Raggi non si sarebbe dimessa e non successe nulla". Ieri il pm Paolo Ielo aveva ipotizzato che il movente delle presunte bugie di Raggi fosse proprio il Codice Etico. Se avesse detto la verità alla dirigente dell'anticorruzione, sarebbe probabilmente stata indagata per abuso d'ufficio, fattispecie che avrebbe comportato l'obbligo, secondo i regolamenti dei 5 Stelle, delle dimissioni.

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