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Gestivano piazza di spaccio a Portuense, 15 arresti all’alba: giro d’affari da 60mila euro al mese

I pusher vendevano soprattutto hashish e cocaina, i proventi raggiungevano i 60mila euro al mese. Dopo un anno d’indagini, il giudice ha emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia un’ordinanza di custodia cautelare per quindici persone, accusate di far parte di un’associazione a delinquere con base nel quartiere Portuense.
A cura di Natascia Grbic
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Blitz all'alba dei carabinieri del comando provinciale di Roma. I militari stanno dando esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quindici persone accusate di far parte di un'associazione a delinquere dedita al narcotraffico. A richiedere l'intervento è stata la Direzione distrettuale antimafia. Gli arresti sono stati disposti dopo un anno di indagini, dalle quali è emerso che il gruppo aveva in mano un giro di droga da 60mila euro: la piazza di spaccio, era quella del quartiere Portuense. Un posto che in poco tempo è diventato punto di riferimento per l'acquisto, sia all'ingrosso sia al dettaglio, di hashish e cocaina.

L'operazione all'alba nella zona della Buca

Otto persone sono state portate in carcere, sette sono state invece messe agli arresti domiciliari. Tutte erano domiciliate nell'area di edilizia popolare nota come ‘La Buca', nelle immediate vicinanze di piazza Piero Puricelli. Le indagini sono partite nel 2019 a seguito di numerosi arresti in flagranza effettuati nella zona a partire dal 2016. In questi anni è emerso che la zona era frequentata sia da spacciatori sia da consumatori abituali. A poco a poco è emerso che la piazza era gestita da una nuova organizzazione criminale, radicata così bene sul territorio da diventare punto di riferimento per l'acquisto di stupefacente nella zona.

Chiavi, fotocopie, documenti: il codice per la droga

I clienti sapevano di poter acquistare la droga in quella zona e sapevano anche che linguaggio utilizzare in modo da sviare i sospetti delle forze dell'ordine. E così le sostanze diventavano, a seconda della quantità e del tipo di droga richiesta, "chiavi, fotocopie, documenti". Dalle indagini è emerso che l'organizzazione criminale si basava su una precisa distinzione dei ruoli, decisa in base alle gerarchie e ai compiti affidati a ognuno. I pusher si erano organizzati anche per le consegne a domicilio, ormai predilette dai clienti e dagli spacciatori stessi, come dimostrano gli ultimi arresti effettuati a San Basilio. Bastava un colpo di telefono e la droga veniva consegnata a bordo di una Mercedes Classe A all'acquirente, che così non doveva andare fino a Portuense.

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