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Roma, picchiano la fidanzata della figlia perché lesbica: “Non dovete stare assieme”

I due sono entrati in un locale dove la figlia di 20 anni si trovava con la compagna di 27 generando il caos, con calci, pugni e insulti. Ma per il momento non c’è nessuna denuncia ufficiale di quanto accaduto. Imma Battaglia: “Serve una legge perché nessuno si senta più violato nel suo intimo”.
A cura di Ida Artiaco
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Non riuscivano ad accettare che la figlia ventenne avesse una relazione con un'altra ragazza. Così hanno deciso di intervenire personalmente per fermare l'amore tra le due, aggredendole in uno dei locali della cosiddetta Gay Street, in via San Giovanni in Laterano a Roma. L'ultimo episodio omofobo consumatosi nella Capitale è avvenuto intorno alle due di venerdì notte, quando i genitori della 20enne, che da qualche mese frequentava una 27enne, accompagnati da un altro parente, probabilmente una zia, hanno lanciato calci e pugni e insultato le due fidanzatine, mettendo a soqquadro il bar dove si trovavano con alcune amiche.

La denuncia è arrivata dalla pagina Facebook del Gay Village, che ha ricostruito la dinamica di quanto accaduto grazie alle numerose testimonianze dei presenti. A quanto pare, la madre e la zia della ragazza si sarebbero dirette nel locale dove la figlia stava trascorrendo la serata con la sua compagna, mentre il padre, un operaio che lavora sulla Tuscolana, cercava parcheggio. La situazione, però, è presto degenerata. Le due donne si sono avvicinate alla 27enne con la scusa di accendere una sigaretta. "Tu sei entrata nel nostro mondo e ora io entro le tuo", le dicono, colpendola con uno schiaffo.

Quel colpo sferrato con violenza dà il via ad un caos generale a cui si aggiunge anche il marito della donna, che punta verso il locale entrando, per cercare sua figlia. Quest'ultima è intanto stata colta da un attacco di panico e assistita dal personale sanitario di un'ambulanza che si trova nei dintorni, ma il padre imperterrito, la insulta e le inveisce contro, sotto gli occhi dei frequentatori del locale. L'unica cosa che la ragazza riesce a dire al genitore, tramortita dalla paura, è: "Lasciala stare! E' la cosa più importante della mia vita!".

Quando sono intervenute le forze dell'ordine, la situazione si è ristabilizzata, ma ora per procedere si attende una denuncia ufficiale che non è ancora arrivata. La notizia ha fatto immediatamente il giro del web. E' Imma Battaglia, storica attivista romana del diritti Lgbt oltre che ex consigliera capitolina, ad intervenire tra i primi sulla vicenda attraverso la sua pagina ufficiale su Facebook. "L'ennesimo atto di follia omofoba che ci fa male al cuore – scrive -. Che ci fa credere che non basta un unione civile a "normalizzarci" (passateci il termine). Serve tanta cultura. Ma serve anche un provvedimento, una Legge contro l'Omofobia è doverosa, perché nessuno possa più sentirsi violato nel proprio intimo, nel proprio essere". Poi la richiesta al premier: "Chiediamo e ci aspettiamo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi esprima il suo parere favorevole a riguardo e che attui presto provvedimenti che possano tutelare cittadini onesti che ogni giorno vivono la loro vita nel rispetto della Costituzione Italiana".

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