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Gianluca Romagnoli morto sbranato dal suo cane. L’esperta: “Non ci sono razze più o meno aggressive”

Gianluca Romagnoli è morto sbranato probabilmente dal suo cane corso. Silvia Marocchi, giudice esperto dell’Enci, Ente Nazionale Cinofilia Italiana: “L’aggressività è una delle doti necessarie alla sopravvivenza degli animali, è una dote innata. In questo senso non esiste una razza più predisposta o meno predisposta. Sono legate alla sopravvivenza dell’animale”.
A cura di Enrico Tata
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Gianluca Romagnoli
Gianluca Romagnoli

Gianluca Romagnoli è morto sbranato da un cane in via Bitti a Colle del Sole, Roma. Probabilmente a ucciderlo è stato il suo corso, ma gli investigatori, per il momento, lasciano aperte anche altre piste: forse Gabriele ha cercato di sedare un litigio tra il suo cane e un altro, oppure è stato morso da un altro cane. Isabella, la moglie della vittima, ha detto che Tiago, questo il nome dell'animale, "era aggressivo. Avevamo provato a rieducarlo, ma era comunque pericoloso". Secondo Silvia Marocchi, esperto giudice dell'Enci, Ente Nazionale Cinofilia Italiana, "il problema è che non si sa ancora cosa sia successo. In quei momenti potrebbe esserci stato anche un altro cane e questo sposterebbe la questione. Potrebbe anche essere che il padrone sia intervenuto per dividere i due cani e purtroppo in quel caso è un po' come quando litighiamo noi tra persone: se si mette in mezzo un terzo, quest'ultimo potrebbe anche ricevere un pugno".

In ogni caso, spiega Marocchi, "l'aggressività è una delle doti necessarie alla sopravvivenza degli animali, è una dote innata. In questo senso non esiste una razza più predisposta o meno predisposta. Sono legate alla sopravvivenza dell'animale. Si parla di aggressività per sopravvivenza. Il cane può diventare aggressivo perché magari c'è una scarsità di risorse, una scarsità di cibo e allora diventa aggressivo con delle altre specie per contendersi la risorsa primaria che è il cibo, per esempio".

Per quanto riguarda l'Enci, l'ente pone molta attenzione alla selezione delle razze, soprattutto nelle gare. "Se ci dovessero essere cani aggressivi, verrebbero esclusi dalle prove – spiega ancora Marocchi – Per l'Enci il controllo e la docilità che il cane deve avere nell'accettare il suo umano come capobranco sono fondamentali. Per noi priorità è salute dei cani e tutela delle razze. Ci sono razze che sono selezionate da più di 200 anni. Il problema fondamentale, comunque, è sempre l'uomo: magari i padroni insegnano al cane, non lo portano, non lo fanno socializzare".

Intervista a cura di Alessia Rabbai 

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