Funerale Delle Chiaie: saluti romani e neofascisti di ieri e di oggi. C’è anche Borghezio della Lega
Non manca nessuno. È completo l'album di famiglia per l'ultimo saluto a Stefano Delle Chiaie, eminenza grigia del neofascismo eversivo, fondatore di Avanguardia Nazionale e protagonista di una lunga latitanza terminata solo nel 1987, morto a Roma lo scorso martedì. Inquisito per la strage di Piazza Fontana Freda si renderà irreperibile, protetto prima dalla Spagna di Francisco Franco, e poi al servizio con altri neofascisti italiani delle dittature latinoamericane passando per Cile, Argentina, Bolivia. Per l'ultimo presente al "comandante", come lo chiamano, una selva di saluti romani al cimitero del Verano dove si è svolta, sorvegliata a vista dalle forze dell'ordine, la cerimonia funebre. Attorno a Delle Chiaie generazioni di militanti neri, dai vecchi di Avanguardia Nazionale Vincenzo Nardulli e Bruno Di Luia, fino al leader di Forza Nuova Roberto Fiore e all'ultras negazionista Maurizio Boccacci. Presenti ancheAdriano Tilgher, da Avanguardia Nazionale a leader di Fiamma Tricolore e ora del Fronte Nazionale, e Adalberto Baldoni, storica figura della destra missina. Come annunciato ha partecipato anche l'ex europarlamentare della Lega Mario Borghezio, che negli scorsi giorni aveva speso parole di elogio per la figura di Delle Chiaie. L'unica assenza significativa – tra l'estrema destra di oggi – sembrerebbe quella dei leader di CasaPound. Presente anche l’ex esponente di An e PDL Domenico Gramazio con la maglietta ‘Piazza Tuscolo’, la sede dell’Msi dove si iscrisse Delle Chiaie a 14 anni e rimasta a lungo nelle disponibilità di Gramazio.
Dalla prima tessera dell'Msi a 14 anni fino al giorno della morte pochi giorni prima di compiere 83 anni, non solo Delle Chiaie non ha mai rivisto le proprie posizioni, ma ha continuato a rappresentare un punto di riferimento per i suoi vecchi camerati ma anche per quelli più giovani, continuando a intessere relazioni e a tenere conferenze. Recentemente aveva scritto un libro autobiografico, "L'Aquila e il Condor", in cui ricostruiva la sua vicenda politica e umana negando di aver mai preso parte alle trame delle stragi di stato, e ridimensionando la sua attività politica e il suo attivismo negli della permanenza in Sud America: una sorta di memoria difensiva, di difesa della sua reputazione da consegnare alle nuove generazioni di neofascisti.