Fiumicino, una 15enne salvata da Blue Whale prima del suicidio, grazie a un’amica
Una ragazzina sarebbe caduta nella trama delle Blue Whale, il così detto ‘gioco del suicidio' che guida i giovani in un percorso di prove che finiscono con l'ultima: togliersi la vita. La Balena Blu viene della Russia, e si starebbe diffondendo anche nel nostro paese. La vicenda è stata raccontata da un'amica di una 15enne di Fiumicino (Roma) alle forze dell'ordine. La ragazzina ha chiesto l'intervento della polizia per salvare la vita della coetanea, che gli avrebbe riferito di voler togliersi la vita gettandosi sotto un treno, così come una delle prime vittime del gioco. Le forze dell'ordine del comune del litorale, così come la questura di Roma, non rilasciano dichiarazioni sulla vicenda, non confermano né smentiscono che un caso simile si sia verificato davvero.
"Il telefono ha squillato all'alba – ha raccontato all'agenzia di stampa Adnkronos la mamma della ragazzina che sarebbe stata coinvolta nel gioco mortale – Ho risposto col cuore in gola perché ho pensato fosse successo qualcosa. Era un poliziotto che mi informava che mia figlia era nel gioco della Blue Whale che rispondeva alle sollecitazioni di un curatore che, di giorno in giorno, le ordinava le regole della sfida".
"Mentre aspettavo che la polizia arrivasse a sequestrare il telefonino e il computer di mia figlia, senza essere vista ho preso il suo cellulare per accertarmi che quanto mi avevano appena raccontato fosse vero. Non sapevo neanche l'esistenza di questa Balena Blu, che invece è subito apparsa sullo schermo. Insieme a lei anche quattro sue amiche facevano lo stesso gioco e avevano già superato il ventesimo giorno di sfida. Mi ha impressionato – continua la donna nel suo racconto – come, malgrado si fossero procurate i tagli sulla pelle, tutte e quattro si mostrassero sorridenti".
Poi la mamma ha lanciato un accorato appello ai genitori: "Quello che è successo a mia figlia può accadere a chiunque. Lei è sicuramente fragile ed è quindi stata adescata in maniera più violenta. Non mi aveva mai detto nulla perché nel gioco il curatore le ordinava di far finta di niente. Credo che provasse una eccitazione mista a paura e quindi viveva nel silenzio. Così ha passato tre mesi senza uscire di casa. Andava soltanto a scuola dove peraltro è molto brava. Io inizialmente ho pensato dipendesse dai conflitti che ci sono in famiglia e che sono rimasti inascoltati alle orecchie delle autorità informate dei fatti. Solo con i giorni mi sono accorta che invece Sara diventava triste e cupa".