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Fateme Cantà: il nuovo singolo di Ultimo è in romanesco

Con il nuovo singolo del cantante romano, dopo le aspre polemiche seguite alla mancata vittoria al Festival di Sanremo, si rivolge direttamente all’anima della sua città. Per questo Ultimo canta in romanesco, non per la critica o per i giudici, ma per chi gli vuole bene senza chiedere niente in cambio. Per i gatti di Roma e per chi fatica ad arrivare alla fine del mese, per chi lo riconosce per strada ma non gli chiede un selfie o un autografo.
A cura di Redazione Roma
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Ultimo sul palco di Sanremo
Ultimo sul palco di Sanremo

Torna con un nuovo singolo Niccolò Moriconi, in arte Ultimo. Dopo le infinite, e aspre, polemiche sulla mancata vittoria alla sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo, il 22enne rilevazione della musica pop torna a far parlare di lui non per le dichiarazioni contro i giudici che avrebbero ribaltato il voto popolare da casa (che lo vedeva ampiamente in testa), ma per la sua musica. La canzone si chiama significativamente Fateme Cantà, uno sfogo del giovane cantante, un testo diretto e semplice non a casa in romanesco. In cerca di tranquillità, certezze e affetto, l'artista di San Basilio si rifugia nelle parole di casa, nell'affetto della sua città. A fare il contraltare "de sta con sta gente che me parla ma non dice niente" ci sono "i gatti che aspettano svegli un motore pe’ stassene caldi" e gli amici che Niccolò ha "lasciato ar parcheggio". Una canzone rivolta a chi fatica ogni giorno,  "per quel tizio che non c’ha più er nome" e che è finito a dormire per strada, quanto "pe’ quel padre che se strigne l’occhi davanti a suo figlio pe’ proteggeje i sogni". Ultimo non canta per quelli "in cravatta" ma per la sua gente, per l'anima di Roma, che lo ascolta senza chiedere niente, non cerca lo scoop né dà i voti.

Fateme Cantà: il testo del nuovo singolo di Ultimo

Che giornata, che giornata
so distrutto eh
so distrutto
cameriè portame el vino

Fateme cantà
che non c’ho voglia de sta con sta gente
che me parla
ma non dice niente eh eh eh

Fateme cantà
che me ne sento anche un po’ innervosito da sta gente
che me chiede na foto
io vorrei parlaje de loro oh oh oh

Fateme cantà
sto a impazzì presso a troppe esigenze
c’ho bisogno all’appello
de dì che so assente

Eh, fateme cantà
pe l’amici che ho lasciato ar parcheggio
io che quasi me ce ne sento in colpa
de ave’ avuto sto sporco successo
che amico sul palco e t’ammazza nel resto

Fateme cantà
nun so bono a inventamme i discorsi
sbaglio i modi
i toni, anche i tempi
parlo piano manco me sentiresti eh eh eh

Fateme cantà
che a ste cene con questi in cravatta
parlo a gesti nun so la loro lingua eh eh eh

Fateme cantà per quel tizio che non c’ha più er nome
sta per strada elemosina un core
pe’ quel padre che se strigne l’occhi
davanti a suo figlio pe’ proteggeje i sogni

Fateme cantà
pe’ sti gatti che aspettano svegli
un motore pe’ stassene caldi
pe’ i ricordi che me spezzano il sonno
e a letto me fanno girà come un matto
un matto un matto

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