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Falso e peculato: chiesti due anni di reclusione per l’ex sindaco Marino sul caso scontrini

“Se sono un ladro sono un ladro scemo e incapace di intendere e di volere”, ha detto Ignazio Marino davanti ai giudici ricordando per esempio di aver rinunciato al suo stipendio di senatore ancora prima della sua elezione a sindaco e di aver donato, nel 2014, 10mila euro alla città di Roma detraendoli dal suo stipendio.
A cura di Enrico Tata
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Aggiornamento: l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto in via definitiva per insussistenza del fatto per l’accusa di peculato in relazione all’utilizzo della carta di credito concessa a fini istituzionali da Roma Capitale (la cosiddetta vicenda “scontrini”). 

Tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015 avrebbe pagato 56 cene per sé e i suoi familiari con la carta di credito del Comune di Roma. Dodicimila euro in totale i soldi spesi. Per questo la procura ha chiesto due anni e sei mesi di reclusione per l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Le accuse sono di peculato e falso. Proprio dopo la vicenda degli scontrini gonfiati l'ex primo cittadino, duramente contestato dall'opposizione ma anche dalla maggioranza che lo sosteneva, dovette lasciare il suo incarico aprendo così la strada alle elezioni in cui trionfò Virginia Raggi.

Marino, finito a processo per peculato, falso e truffa è stato assolto in primo grado da tutte le accuse al termine del processo celebrato con il rito abbreviato e che si è concluso nell'ottobre del 2016. La procura, che aveva chiesto la condanna di Marino a 3 anni e 4 mesi di reclusione, aveva impugnato la sentenza. Ai giudici della Corte d'Appello, che dovranno valutare nuovamente il caso che vede coinvolto il chirurgo, i pm hanno chiesto la condanna del sindaco per quanto riguarda la vicenda degli scontrini, ma hanno chiesto la conferma dell'assoluzione per quanto riguarda l'accusa di truffa, che era legata alla vicenda della onlus Imagine, di cui l'ex sindaco era tra i fondatori. Secondo gli inquirenti Marino avrebbe pagato 56 cene. Due di queste, quella del 9 dicembre 2014 e quella del 10 febbraio 2015 sarebbero invece regolari, perché le uniche indicate nell'agenda elettronica dell'ex sindaco. La prossima seduta è stata fissata per il prossimo 11 gennaio. In quell'occasione prenderà parola la difesa dell'ex primo cittadino e i giudici si riuniranno in camera di consiglio per la decisione finale.

Marino: "Non ho mai utilizzato denaro pubblico per motivi personali"

Ignazio Marino continua a sostenere di non aver mai utilizzato denaro pubblico per motivi personali. "Andai spontaneamente in procura, dando a chi indagava le chiavi della mia agenda elettronica", ha detto il sindaco. il chirurgo genovese ha spiegato ai giudici di "aver donato nel 2014 10mila euro del proprio salario alla città  di Roma e di non aver chiesto alcun rimborso al Campidoglio". L'ex sindaco ha anche sottolineato di aver rinunciato al suo stipendio di senatore ancora prima della sua elezione a sindaco. "Se sono un ladro sono un ladro scemo e incapace di intendere e di volere", ha concluso Marino.

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