Esplosione ad Acilia, il papà e marito delle vittime: “Me le hanno ammazzate”
"Ero andato a lavorare come tutte le mattine. Non posso pensare che le ho lasciate a casa con il sorriso e ora me le ritrovo sottoterra", dice tra le lacrime Massimiliano, il padre e marito delle due donne morte nell'esplosione di una palazzina ad Acilia. Mamma e figlia di appena otto anni sono state trovate vicine, abbracciate sul divano del salone, mentre la zia, più distante da loro, si è salvata. Secondo Massimiliano la colpa è delle bombole dell'appartamento vicino, affittato e poi subaffittato da alcuni cingalesi. "Nessuno mi ha creduto. Io lo avevo detto che tutte queste bombole erano pericolose. Ho visto rientrare i vicini quattro giorni fa con le bombole del gas. Ho detto che non potevano essere tenute dentro casa e adesso mi hanno ammazzato moglie e figlia. Cosa dovrei fare ora?", si chiede Massimiliano. Le sue parole sono state riportate questa mattina su Il Messaggero.
"Fate che non succeda niente a mia moglie e a mia figlia, che se non escono vive io vi ammazzo, vi stermino…", la drammatica reazione dell'uomo negli attimi in cui la vita delle due donne era ancora appesa a un filo di speranza. Ad affittare l'appartamento sospetto sono stati i parenti della moglie Debora. Una palazzina era di proprietà dello zio, il fratello del padre, e una del papà. La casa della mamma, stando a quanto si apprende, era stata affittata a una famiglia di cingalesi, circa nove persone, che a loro volta avevano subaffittato un locale dell'appartamento. L'esplosione, sebbene manchino ancora le conferme ufficiali, sembra sia partita proprio dall'appartamento subaffittato.