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Covid 19

Eroi in prima fila, ma senza tamponi: sono i medici e gli infermieri in molti ospedali di Roma

La Regione Lazio ha annunciato che tutto il personale sanitario sarà sottoposto al tampone per il coronavirus, ma al momento i test vengono fatti a macchia di leopardo e non esiste un coordinamento per lo screening del personale sanitario. Al San Filippo Neri di Roma ad esempio neanche il personale impiegato nel reparto Covid è ancora stato sottoposto al test.
A cura di Valerio Renzi
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Il San Filipppo Neri ospita uno dei Covid Hospital di Roma. Dallo scorso 28 marzo l'intero padiglione D dell'ospedale di Roma Nord è stato riconvertito per accogliere malati in un quadro clinico a bassa e media intensità, a cui si sono aggiunti anche diversi posti in terapia intensiva. La strategia attuata dalla Regione Lazio di costruire un sistema separato per la cura dei pazienti positivi al coronavirus, in grado di affrontare l'emergenza, si è dimostrato fino a questo momento sostanzialmente efficace e rispondente alla necessità di evitare quanto più possibile che pazienti positivi entrassero in contatto con i reparti di normale degenza per limitare il contagio. L'idea di stare un passo avanti al virus ha portato alla realizzazione graduale del sistema Covid Hospital, la cui disponibilità di posti letto e di posti in terapia intensiva fortunatamente è stata molto lontana dall'essere saturata, tanto che il Lazio ha cominciato ad accogliere pazienti dalle regioni più esposte.

Il San Filippo Neri in particolare è uno di quegli ospedali per il momento lontano dal fronte, localizzato nella retrovie della lotta al Covid-19 per utilizzare la tanto abusata metafora bellica. Eppure anche qua ci sono medici e infermieri che lavorano a contatto con pazienti positivi ogni giorno, ma a loro ancora nessuno ha iniziato a fare i tamponi, nonostante la Regione Lazio abbia annunciato che tutto il personale sanitario sarebbe stato sottoposto a quello che al momento è l'unico test considerato attendibile scientificamente per individuare la positività al coronavirus. All‘Ospedale Sant'Andrea invece, una manciata di chilometri dirigendosi verso Est sul Grande Raccordo Anulare, il tampone è stato fatto alla gran parte del personale medico più esposto, come ad esempio quello di pronto soccorso.

"La scelta è inevitabilmente quella di procedere con quanto è a disposizione – spiega un medico impegnato nella messa a punto dei protocolli di sicurezza negli ospedali romani a Fanpage.it – Ma al momento non conosciamo il criterio con cui i tamponi sono messi a disposizione degli ospedali né quanti di essi dovrebbero essere riservati ai medici e agli infermieri. Non si esiste nessuna forma di coordinamento quindi la scelta adottata è inevitabilmente quella di cominciare lo screening dal personale più esposto, sperando via via di riuscire a coprire tutti quelli che lavorano negli ospedali a contatto con i pazienti. Gli ospedali continuano ad essere e continueranno ad essere anche dopo la fine dell'emergenza possibili focolai di contagio, per questo è necessario ".

In mancanza di direttive chiare e di un coordinamento, ogni azienda ospedaliera procede da sé e in molti ospedali i tamponi scarseggiano. Nonostante la strategia regionale di aumentare il numero di test eseguiti quotidianamente  – il Lazio è la quarta regione al momento per numero di test eseguiti, la prima tra quelle meno colpite dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – questi al momento bastano per tentare di coprire i focolai di contagio sul territorio, in particolare le Rsa, e il personale sanitario rimane spesso scoperto. Al Policlinico Umberto I invece la tamponatura di medici e infermieri è iniziata in questi giorni presso il reparto di malattie infettive. Si comincia dal reparto Covid per poi via via arrivare a coprire quanto più personale possibile, a iniziare dai reparti più esposti e dove sono ricoverati i pazienti più fragili.

Anche Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio chiede una maggiore attenzione al tema: "Il Lazio ha reagito bene di fronte all'emergenza con l'organizzazione del sistema dei Covid Hosptial, in particolare aumentando i posti in terapia intensiva, ora la situazione si è finalmente sbloccata anche sulle forniture dei dispositivi di protezione individuale. Sui tamponi al personale sanitario invece non esiste un cronoprogramma certo né un'organizzazione adeguata, con il risultato che la copertura è a macchia di leopardo. Le linee guida messe nero su bianco dalla regione sono corrette, ora bisogna metterle in pratica soprattutto perché lo screening del personale sanitario per essere efficace dovrà essere compiuto costantemente". Ci sta poi il personale degli appalti che lavora negli ospedali, per cui dispostivi di prevenzione e tamponi rimangono un miraggio: "L'ambiente ospedaliero è unico, per questo è importante che tutto il personale lavori in sicurezza e venga monitorato". 

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