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Eredità di Alberto Sordi, assolti tutti gli imputati: non truffarono la sorella Aurelia

Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Nove imputati, tra cui lo storico autista di Alberto Sordi, erano accusati di aver truffato l’anziana sorella di Albertone, Aurelia. Secondo i giudici i nove, tra cui due avvocati e un notaio, non sono colpevoli. I pm avevano chiesto condanne fino a nove anni.
A cura di Enrico Tata
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Alberto Sordi con le sorelle Aurelia e Savina
Alberto Sordi con le sorelle Aurelia e Savina

Tutti assolti perché il fatto non sussiste: i giudici si sono pronunciati in merito alla vicenda legata all'eredità di Alberto Sordi, chiudendo così il processo di primo gradoIn mattinata la corte si è riunita in camera di Consiglio e ha emesso la sentenza per i nove imputati che, secondo la procura di Roma, avrebbero truffato la sorella di ‘Albertone', Aurelia. Erano indagati, a vario titolo, di circonvenzione di incapace e ricettazione. Alla morte del popolare attore, avvenuta nel 2003, il patrimonio passò alla sorella Aurelia, morta a 97 anni nell'ottobre 2014. Negli ultimi anni di vita sarebbe stata, questa era l'ipotesi dei pm, raggirata dai suoi collaboratori e da due avvocati e un notaio. Per loro il pm Eugenio Albamonte, titolare del fascicolo di indagine, aveva chiesto condanne che vanno da quattro a due anni di reclusione. Nello specifico il procuratore ha chiesto quattro anni per il notaio Gabriele Sciumbata e per l'avvocato Francesca Piccolella, tre anni e cinque mesi per l'autista Arturo Artadi, storico autista anche di Alberto Sordi, due anni per l'avvocato Carlo Farina. Altri imputati, dipendenti della villa in cui viveva Sordi, erano accusati anche loro di aver truffato la Sordi e di aver ricevuto donazioni di denaro dall'anziana. Per questo la richiesta di condanna nei loro confronti era di due anni e sei mesi.

Le vicende giudiziarie per l'eredità di Alberto Sordi

Il patrimonio dei Sordi ammonta a decine di milioni di euro e dopo la morte di Aurelia, non essendoci eredi diretti del popolare attore, si è aperto un contenzioso tra i familiari più prossimi. Le indagini sul raggiro alla Sordi sono cominciate quando la banca denunciò strani e sospetti movimenti dai conti correnti intestati alla sorella del popolare attore romano. Nel gennaio 2013 l'autista Artadi si presentò allo sportello della banca con una procura che gli dava poteri nella gestione dei beni e dei conti della Sordi. Artadi, secondo i pm, avrebbe saputo che nel testamento di Aurelia (sottoscritto nel 2011) lui, come tutti gli altri collaboratori, non era previsto e quindi avrebbe studiato un modo per entrare in possesso dell'ingente patrimonio dell'attore scomparso.

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