Elezioni: se Roma non è più “ladrona”, la Lega sfonda nella Capitale e nel Lazio
La Lega, primo partito del centrodestra, per la prima volta sfonda a Roma e nel Lazio e si afferma anche nelle regioni del sud d'Italia. Nel 2013, quando Matteo Salvini non era ancora segretario, nel Lazio il partito di Umberto Bossi, travolto dagli scandali, non raggiungeva neanche lo 0,5. Alle ultime elezioni comunali a Roma la Lega, nonostante l'investimento del segretario, si ferma sotto il 3%. Oggi è invece è il primo partito del centrodestra anche nel Lazio raggiungendo il 18% in provincia di Viterbo e Rieti, poco sotto a Latina e Frosinone, e superando il 10% nella Capitale, a discapito soprattutto degli alleati di Fratelli d'Italia che a Roma hanno una delle loro storiche roccaforti.
L'affermazione a Roma e nel Lazio, dopo aver consolidato un proprio elettorato nelle regioni ‘rosse' del centro Italia era un passaggio obbligato per Matteo Salvini per realizzare il progetto di una Lega come partito non più regionalista ma di destra nazionale (e nazionalista). I voti di Roma "ladrona", accantonate le velleità separatiste, presentate solo marginalmente le istanze federaliste in campagna elettorale, sono un capitale simbolico e numeri di schede indispensabili per il segretario del Carroccio per raggiungere l'obiettivo di diventare l'azionista di maggioranza della coalizione di centrodestra.
Ora alla Lega servirà consolidare un gruppo dirigente sui territori a Roma e nel Lazio, magari fatto non solo di "riciclati" pronti a salire sul carro vincente, operazione che finora non è riuscita: i voti presi nella capitale e nelle altre province della regione sono voti di Salvini, non sono ancora frutto del radicamento territoriale che ha caratterizzato i successi leghisti degli anni '90.