Elezioni Comunali 2016, patto con Salvini e Meloni: Berlusconi molla Marchini?
Unità. Il rinnovato patto di centrodestra tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, avrebbe raggiunto ieri un'intesa per andare insieme alla prossima tornata elettorale di primavera. Dopo il passaggio del palco leghista di Bologna, quando Berlusconi ha preso le mani di Giorgia e Matteo per stringerle assieme alle sue in una stretta simbolica, il nuovo centrodestra senza i "moderati" di Alfano e i "traditori" di Verdini sembra pronto a marciare unito.
Berlusconi scarica Marchini?
I sondaggi non permettono a Berlusconi di tirare troppo la corda: nelle grandi città nessun candidato moderato, sarebbe questa la decisione presa nel vertice, e il centrodestra a trazione Salvini sembra più una destra-destra senza centro. A Roma a farne le spese potrebbe essere Alfio Marchini, che ha già lanciato la sua corsa verso il Campidoglio senza aspettare nessuno e che Berlusconi avrebbe voluto appoggiare senza indugio. Di un'idea profondamente diversa Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che a Roma si vogliono presentare con la faccia della destra di lotta per recuperare voti nel popolo dell'astensione e nei confronti del favoritissimo Movimento 5 Stelle.
Giorgia Meloni si, Giorgia Meloni no
Ma a candidarsi potrebbe non essere neanche Giorgia Meloni, l'ex ministra leader di Fratelli d'Italia, che proprio a Roma ha la sua roccaforte di consensi, ha dichiarato più di una volta di non escludere l'ipotesi. Le carte in regola le avrebbe tutte: romana doc, con il suo partito potenzialmente prima forza del centrodestra, in grado di attrarre in città anche volti della società civile e delle professioni. Ma la paura di non arrivare neanche al ballottaggio, con un concorrente forte come Marchini al centro, è tanta. Così la strategia della destra-destra e del centrodestra che strizza l'occhio agli elettori del centrosinistra potrebbe essere quella di marciare divisi al primo turno, per colpire uniti al ballottaggio. Una mossa rischiosa, ma che salverebbe gli equilibri politici nazionali evitando strappi nella rinnovata unità.