Elena Aubry uccisa dall’asfalto sconnesso, indagine tra i dirigenti del Comune per omicidio colposo
Elena Aubry è morta a causa delle sconnessioni del manto stradale presenti all’altezza del chilometro 25,5 di via Ostiense a Roma. Come riporta il Corriere della Sera, questo è l'esito delle indagini della Procura di Roma, durate oltre un anno dalla tragica caduta in moto avvenuta la mattina del 6 maggio del 2018. Ora il pubblico ministero Laura Condemi indaga per omicidio colposo, sotto la lente d'ingrandimento i dirigenti del del Simu (Sviluppo infrastrutture manutenzione urbana) dipendente dal Campidoglio, che avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione della strada, ma al momento non c'è nessun nome iscritto nel registro degli indagati. Sarà necessario accertare chi siano i responsabili che avrebbero dovuto assicurarsi che la strada fosse sicura, con lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e capire perché non l'hanno fatto. Elena, sbalzata dalla moto, prima di finire rovinosamente al suolo, ha impattato contro un guardrail.
Le indagini sulla morte di Elena Aubry
L'esito delle indagini sulla morte di Elena Aubry è arrivato grazie alla consulenza in 3d e alle testimonianze di chi era sul posto e ha assistito ai drammatici fatti. A far cadere Elena sono stati vari punti dissestati del manto stradale, a poca distanza gli uni dagli altri. Chi ha svolto la perizia non ha dubbi: le condizioni della strada sono state decisive, le gibbosità dell'asfalto sono finite sotto alle ruote della Honda Hornet della 25enne facendola sbalzare dalla sella. Impossibile per lei riprendere il controllo della moto e restare in verticale, nonostante la ragazza viaggiasse entro i limiti di velocità e con il casco integrale, perché il manto stradale era dissestato in vari punti in una distanza di appena undici metri.