Elena Aubry, la Commissione europea approva il decreto sui guardrail salvavita per i motociclisti
La Commissione europea ha approvato il decreto sulla sicurezza stradale riguardante le barriere salvavita per i motociclisti e Roma è la prima città d'Italia a farlo suo con una direttiva. Oggi, venerdì 8 marzo, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha ricevuto Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, morta il 6 maggio scorso a 25 anni in un incidente stradale lungo via Ostiense cadendo dalla sua moto. Graziella, che da mesi sta conducendo una battaglia sulla sicurezza stradale, ha portato al ministro alcuni suggerimenti per migliorare documento, raccolti durante il convegno dello scorso 23 febbraio, che ha coinvolto una vasta platea tra tecnici, amministratori, soccorritori che lavorano quotidianamente in strada e motociclisti. Dietro a Graziella e a Elena si sono mosse tantissime associazioni e singole persone. Dal ministro la notizia di un incontro tutti insieme, istituzioni e cittadini, in occasione dell'installazione del primo guardrail salva motociclisti che avverrà proprio a Roma. "Un incontro grandioso – ha commentato entusiasta dell'incontro Graziella – il ministro Danilo Toninelli è una persona ben disposta, aperta ad ascoltare e a intervenire perché il provvedimento che entrerà in vigore funzioni".
Il decreto sulla sicurezza stradale sui guardrail
Graziella Viviano ha portato a Toninelli alcuni suggerimenti per migliorare il decreto sulle barriere salvavita per i motociclisti, un testo già esistente ma ‘dimenticato in un cassetto', che è stato ripreso dal governo Conte. Tra le modifiche necessarie, c'è innanzitutto il concetto stesso di pericolosità stradale. Nell'attuale decreto, ad esempio, sono previsti interventi sulle strade con raggio di curvatura inferiore ai 250 metri "una limitazione che non è possibile, perché non è detto che le strade che abbiano curve più larghe non siano pericolose" ha detto Graziella. Un altro punto che necessita modifiche è l'obbligatorietà d'intervento per strade che abbiano almeno cinque morti entro tre anni. "È un bilancio troppo alto, bisogna trovare altri parametri e intervenire prima che su una strada muoiano cinque persone – ha spiegato Graziella – Sul tratto in cui è morta mia figlia nel giro di 15 giorni sono caduti altri due motociclisti, questi dati sono già abbastanza secondo me". Inoltre, c'è la necessità di avere una mappatura degli interventi necessari, creando una banca dati dettagliata sulle problematiche di ogni singola strada, grazie alla compilazione di questionari da parte dei soccorritori che intervengono quotidianamente durante gli incidenti, con un facile modello a crocetta che indichino se una persona sia morta o rimasta ferita a causa di macchie d'olio, buche o falciata da un guardrail".