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Ecco il linguaggio dei delfini “romani”: fischi e click captati nel mare della Capitale

Tutti i delfini “parlano” attraverso fischi e click. Utilizzano cioè un linguaggio vero e proprio per comunicare tra loro e questo è uno degli aspetti più affascinanti degli odontoceti. Per la prima volta l’organizzazione non profit Oceanomare Delphis Onlus ha captato i suoni emessi dai “delfini capitolini”.
A cura di Enrico Tata
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Tutti i delfini, anche quelli "romani", parlano attraverso fischi e click. Utilizzano cioè un linguaggio vero e proprio per comunicare tra loro e questo è uno degli aspetti più affascinanti degli odontoceti (il nome scientifico dei delfini). Per la prima volta l'organizzazione non profit Oceanomare Delphis Onlus ha captato i suoni emessi dai "delfini capitolini", quasi tutti tursiopi (Tursiops truncatus il nome della specie. Ndr. il delfino della serie tv Flipper era un tursiope), che nuotano nelle acque a largo di Fiumicino, Ostia e Torvaianica.

Grazie al contributo di UniCredit quest'anno i ricercatori hanno acquistato un idrofono, cioè un microfono progettato per essere utilizzato sott’acqua, che permette di captare suoni e ultrasuoni a frequenze fino a 120 kHz e riesce quindi a registrare anche quelli emessi dagli animali subacquei. I delfini utilizzano suoni a bassa frequenza, una specie di fischi, come strumento di comunicazione, e suoni ad alta frequenza, simili a click, come strumento di ecolocalizzazione. Tramite i click, infatti, si segnalano a vicenda la posizione della prede e di possibili pericoli. Nella registrazione (video sopra) sono udibili sia i fischi che i click.

Qualche anno fa i ricercatori del team del professor Bruno Diaz Lopez, Direttore del Bottlenose Dolphin Research Institute (Sardegna) hanno per esempio individuato 14 segnali differenti tra loro, composti da fischi, che i delfini tursiopi userebbero per comunicare tra loro. In particolare, secondo la ricerca, sembra che i tursiopi utilizzino i fischi quando vogliono rivolgersi a tutti gli animali presenti, mentre utilizzerebbero un altro tipo di suono per comunicare con un singolo esemplare. Altro discorso è quello relativo ai click, al biosonar degli odontoceti, cioè un sistema che gli consente di localizzare, identificare e stimare la distanza degli oggetti in mare emettendo una specie di click con l'apparato nasale. Negli abissi dell'oceano la vista è praticamente inutile e perciò i delfini utilizzano i suoni per descrivere pericoli e prede. "L'ecolocalizzazione è ciò che permette a questi cetacei di nutrirsi e vivere. Per loro è essenziale non solo localizzare i pesci, ma anche individuarli e scegliere tra un tipo di pesce e l'altro. È una continua danza sottomarina tra preda e predatore. È naturale che ci sia bisogno di un qualche tipo di focalizzazione", si legge in una ricerca della University of Hawaii di Honululu.

I delfini nel mare di Roma: 145 esemplari già catalogati

Durante l'inverno i ricercatori di Oceanomare Delphis Onlus hanno organizzato otto uscite in mare, percorrendo circa 410 chilometri in 40 ore di monitoraggio. In cinque occasioni sono stati osservati gruppi di tursiopi con piccoli. Nel corso degli avvistamenti sono state realizzate oltre 15mila fotografie per identificare ogni esemplare riconoscendo le caratteristiche uniche della pinna dorsale di ciascun animale (forma, tacche, graffi, etc). L’analisi fotografica impegnerà il team nei prossimi mesi e permetterà di censire nuovi individui e di determinare eventuali ‘ricatture’ di esemplari già in catalogo, che ad oggi conta ben 145 individui diversi.

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