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Arresti Casamonica, tra le vittime degli usurai c’è anche Marco Baldini: per lui tasso di interesse del 1000%

“Tra i clienti c’erano commercianti del quartiere, ma anche di altre zone di Roma. Anche persone note come Marco Baldini”. Così il comandante dei carabinieri nel corso della conferenza stampa sull’indagine che ha portato all’arresto di 31 membri del clan dei Casamonica. Altri sei sono tuttora ricercati dai militari.
A cura di Enrico Tata
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C'è anche il conduttore radiofonico Marco Baldini tra le vittime dei Casamonica. Agli usurai si rivolgevano commercianti del quartiere di Porta Furba a Roma, ma anche personaggi famosi come, per l'appunto, lo speaker che è stato per anni spalla di Fiorello. Lo ha detto nel corso della conferenza stampa il comandante del reparto operativo di Roma, colonnello Mario Conio, responsabile delle indagini che hanno portato questa mattina all'arresto di 31 persone del clan dei Casamonica (6 di loro sono ancora ricercati). Baldini avrebbe ricevuto una somma di 10mila euro tra il 2010 e il 2011. Il tasso di interesse fissato dagli strozzini era circa del 1000 per cento su base annua e il conduttore radiofonico aveva già versato circa 600mila euro ai Casamonica.

Per il pm che ha coordinato le indagini, Michele Prestipino, "questa costola dei Casamonica era insediata nella zona di Porta Furba, con ramificazioni e rapporti anche con altre zone. Importante il contributo che hanno offerto anche due collaboratori di giustizia, parliamo di un gruppo particolare, un gruppo che ha una solidissima struttura organizzativa, ma che lega i suoi componenti con vincoli di sangue. Questi sono i gruppi più difficile da penetrare proprio per questo vincolo di consanguineità. Questi due collaboratori hanno dato una chiave di lettura estremamente significativa".

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Un clan difficile da sconfiggere quello dei Casamonica perché quella di Porta Furba era una vera e propria roccaforte impenetrabile, anche da un punto di vista strettamente urbanistico, perché i membri sono legati da un vincolo di sangue e perché, in terzo luogo, gli appartenenti alla banda non parlano in italiano ma in sinti. "In vicolo di Porta Furba – ha spiegato il comandante dei carabinieri – c'era una vera e propria roccaforte, anche dal punto di vista urbanistico. Si è trattato di un'indagine complessa anche dal punto di vista urbanistico. Un secondo spetto è l'impermeabilità del gruppo. È una famiglia legata da vincoli di sangue e in secondo luogo è un gruppo criminale impenetrabile anche perché nelle loro attività non parlano in italiano, ma il sinti, con varie sfumature. E' una lingua che non è neanche facilmente conoscibile. Tra i clienti c'erano commercianti del quartiere, ma anche di altre zone di Roma. Anche persone note come Marco Baldini".

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