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Degrado, scioperi, arresti: il declino di Roma arriva sul New York Times

Sull’autorevole New York Times è apparso un articolo che descrive il degrado di Roma, colpita dall’incuria e dalle inchieste di Mafia Capitale. Il quotidiano intervista il sindaco Marino, descritto come una persona onesta ma lenta a prendere decisioni, e si chiede: “Basterà a fermare il declino della Città Eterna?”.
A cura di Francesco Loiacono
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Erba lasciata crescere fino alle ginocchia in alcune aiuole, sporcizia e degrado nelle strade, gli arresti per corruzione nell'ambito di Mafia Capitale e, ciliegina sulla torta, anche l'incendio al Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino. Nel ritratto impietoso che il New York Times fa di Roma non c'è veramente nulla di cui essere fieri, da italiani. Sul prestigioso quotidiano newyorchese – sia sull'edizione internazionale, quello che prima era l'International Herald Tribune, sia su quella americana – è apparso un lungo reportage a firma di una corrispondente nella Capitale, Gaia Pianigiani (qui l'articolo originale).

Il declino di Roma arriva sul New York Times

Sulla versione cartacea del giornale il titolo dell'articolo era una domanda: "Il sindaco è onesto, ma sarà abbastanza per fermare il declino della Città Eterna?". Basta scorrere un poco il testo per capire però che l'interrogativo è solo una domanda retorica. Perché l'articolo mette in fila semplicemente tutti gli ultimi scandali che sono accaduti nella Capitale, a partire dall'inchiesta sul Mondo di mezzo. I nomi di Buzzi e Carminati compaiono tra le righe del Nyt, insieme all'arroganza delle loro intercettazioni da cui si capiva come la politica – o almeno una parte della politica romana – fosse nelle loro mani.

"Il sindaco Marino è onesto, ma resterà per fermare il declino?"

Gran parte dell'articolo è poi dedicata a tracciare un ritratto del sindaco Ignazio Marino: ne viene fuori l'immagine di una persona onesta, ma lenta a prendere decisioni e ormai criticata da gran parte della stampa e dei politici del Paese. A difenderlo solo Alfonso Sabella, chiamato dal sindaco in Campidoglio lo scorso dicembre, che pure di Marino dice: "È un vaso di terracotta tra vasi di ferro".

Dai commenti di opinionisti e cittadini comuni, riportati nell'articolo, emerge la consapevolezza che i mali di Roma non siano dovuti naturalmente solo al sindaco. Eppure tutti lo accusano di essere sempre un "passo indietro", di essere un "marziano" rispetto alla realtà romana. Marino, a sua volta intervistato, si difende, affermando di essere stato aggressivo fin dall'inizio e di aver portato in Campidoglio le regole: "Non mi interessa nulla di quali fossero gli accordi politici prima che io arrivassi – dice il sindaco -. La cosa più importante per me è amministrare la città in maniera onesta e trasparente". Secondo il New York Times, però, questo potrebbe non bastare per salvare la Città Eterna dal suo declino.

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