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Cristina, morta a 16 anni dopo un’operazione al cervello

Quattro medici del reparto di neurochirurgia dell’ospedale romano sono stati condannati a un anno e mezzo di carcere. Per il giudice monocratico del tribunale di Roma sono colpevoli di omicidio colposo per aver sottovalutato le complicanze post operazione.
A cura di Enrico Tata
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UPDATE: Assolti in via definitiva e con formula piena i quattro medici condannati in primo grado per morte giovane campionessa canottaggio

Sono stati assolti con formula piena perché il fatto non sussiste i quattro medici accusati di omicidio colposo per aver causato la morte della giovane promessa del canottaggio, vincitrice a soli 15 anni di una medaglia d'argento nei campionati nazionali. Il fatto risale al 2011 quando Cristina Mencarelli, è morta all’età di soli 16 anni in seguito alle gravi complicazioni di un intervento per la rimozione di un tumore benigno all'ipofisi, una ghiandola del cervello. Nel 2017 i quattro medici del San Filippo Neri sono stati condannati a 1 anno e 6 mesi per omicidio colposo. In accoglimento dei motivi di appello, la Procura Generale chiedeva rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale. La super perizia di due professori -un neurochirurgo e un medico legale- di Tor Vergata ha ribaltato la perizia di primo grado dimostrando che la causa del decesso della povera ragazza fosse da ascrivere a complicanze
dell'intervento chirurgico, e non, come sostenuto dall'accusa, alla mancata rilevazione del valore della natremia nel decorso post operatorio.” Giovedì scorso, 28 febbraio 2019, i due medici assistiti dall’avvocato Micaela Chiriaco e dalla dottoressa Silvia Pitolli, hanno accolto con commozione la lettura del dispositivo “che ha riscritto la sentenza di primo grado” – spiega l’avvocato Chiriaco – “la gioia è quella di poter vedere riabilitate nel giusto decoro e professionalità le figure del Dott.Andrea Faiola e Angelo Tancredi, sanitari validi e scrupolosi che per anni hanno sopportato il peso di una condanna ingiusta.” La sentenza di appello è di fatto definitiva in quanto il reato è prescritto e non ci potrà essere ricorso in Cassazione, pertanto deve ritenersi chiuso questo doloroso capitolo.

Cristina Mencarelli, giovane promessa del canottaggio, è morta a sedici anni dopo un'operazione al cervello per un tumore benigno. L'intervento chirurgico, secondo quanto stabilito nel processo, è stato eseguito perfettamente dall'equipe dell'ospedale San Filippo Neri. I medici avrebbero però sbagliato a sottovalutare alcuni sintomi che la ragazza presentava nella fase di convalescenza. Per questo quattro dottori del reparto di neurochirurgia dell'ospedale romano sono stati condannati a un anno e mezzo di carcere. Per il giudice monocratico del tribunale di Roma sono colpevoli di omicidio colposo, proprio per aver sottovalutato le complicanze post operazione. Sono stati assolti invece i due medici che avevano operato Cristina.

La ragazza è stata operata il 22 dicembre 2011 e poi dimessa quasi subito perché secondo i medici tutto si era svolto perfettamente. Il giorno dopo la ragazza avverte un problema a un occhio, ma i medici lo considerano un effetto passeggero. Il 26 dicembre Cristina soffre di violente convulsioni e i medici decidono di operarla di nuovo. Il 29 dicembre la 16enne entra in coma e muore dopo quattro giorni. Nel capo di imputazione per l'equipe medica redatto dal pm Louella Santini si legge che i sanitari, "per colpa, consistita in negligenza, imprudenza e imperizia professionale, hanno cagionato la morte della giovane, omettendo qualsiasi condotta idonea a impedirla".

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