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Cremato per errore al cimitero di Prima Porta: la famiglia chiede 100.000 euro di risarcimento ad Ama

Cremato per errore nel cimitero di Prima Porta a Roma per uno scambio di bare: i due defunti avevano lo stesso nome e cognome. La vicenda risale a quasi due anni fa e ora Ama è citata in giudizio dai familiari dell’uomo ridotto in cenere nonostante avesse espresso volontà diverse: rischia di dover pagare 100.000 euro di risarcimento.
A cura di Valerio Renzi
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I fatti risalgono al 21 aprile del 2016, quando il corpo di un uomo di 90 anni è stato cremato al cimitero di Prima Porta a Roma per errore. Secondo quanto ricostruito successivamente si sarebbe trattato di uno scambio di bare all'interno dell'obitorio: gli operatori dell'Ama, l'azienda municipalizzata che si occupa anche dei servizi cimiteriali, quel giorno hanno compiuto un errore irreparabile, portando nel forno crematorio la salma sbagliata. Un episodio sconcertante, che all'epoca dei fatti Ama spiegava parlando di "una grave inadempienza delle procedure di controllo che ha fatto sì che venisse avviata a cremazione la salma errata". Un errore umano, innescato da un caso di omonimia dei defunti: "Gli operai in servizio hanno controllato la tabella con il nome e cognome, senza verificare la data di nascita".

Ora i familiari dell'uomo, che avrebbe voluto essere inumato e non cremato, hanno chiesto all'azienda municipalizzata un risarcimento di 100.000 euro. Gli sviluppi della vicenda sono riportati questa mattina sulle colonne del Corriere della Sera, che spiega come l'anziana congiunta del 90enne defunto, non è stata informata di quanto accaduto dai suoi familiari, per evitargli un dolore ancora più grande. Se la Procura di Roma ha archiviato la vicenda dal punto di vista penale, rimane in piedi il procedimento per danni che vedrà la prima udienza in sede civile il prossimo ottobre.

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