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La ricerca dello Spallanzani: “Coronavirus sembra stabile, vaccini saranno più efficaci”

“I dati suggeriscono che, pur presentando la capacità di variare grazie al suo enzima replicativo che non è perfettamente fedele, in generale il genoma del virus è stabile, il che aumenta la probabilità che i futuri vaccini possano avere un tasso di efficacia più elevato”, ha spiegato la direttrice del laboratorio di Virologia dello Spallanzani, dottoressa Capobianchi.
A cura di Enrico Tata
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Nuovi e approfonditi studi sul SARS-CoV-2, il coronavirus che ha scatenato una pandemia globale, suggeriscono che il genoma del virus sia stabile e questa caratteristica aumenterebbe la probabilità che futuri vaccini abbiano più efficacia sui pazienti. La ricerca è stata condotta dal Laboratorio di Virologia dell'Istituto Nazionale delle Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani' di Roma, diretto dalla dottoressa Maria Rosa Capobianchi. Lo Spallanzani è stato tra i primissimi centri di ricerca europei, e primo in Italia, a sequenziare l'intero genoma del nuovo coronavirus. Nuovi e avanzati kit di ricerca hanno permesso di esplorare la variabilità intrinseca del genoma virale.

“La capacità di eseguire rapidamente il sequenziamento di più campioni clinici e di decifrare accuratamente i cambiamenti chiave nel codice genetico del virus è cruciale per conoscere meglio il SARS-CoV-2 e sviluppare strategie per combatterlo. Siamo in grado di analizzare la presenza di varianti anche minoritarie che si generano nel corso della replicazione virale", ha spiegato la dottoressa Capobianchi. "I dati suggeriscono che, pur presentando la capacità di variare grazie al suo enzima replicativo che non è perfettamente fedele, in generale il genoma del virus è stabile, il che aumenta la probabilità che i futuri vaccini possano avere un tasso di efficacia più elevato", ha spiegato la direttrice del laboratorio.

Gli studi dello Spallanzani sul nuovo coronavirus

"Questi risultati pongono le basi per lo studio delle quasispecie virali e della plasticità del genoma e forniranno indizi sulla dinamica virale e l'emergenza di varianti che possono avere un impatto patogenetico", ha spiegato ancora Capobianchi. Più numerose sono le sequenze complete del virus, spiega lo Spallanzani in un comunicato stampa, meglio si riesce a tracciarne la traiettoria evolutiva del virus, individuare possibili varianti più patogene, monitorare costantemente l'affidabilità dei metodi diagnostici, identificare i target per un potenziale vaccino, e tracciare le catene di trasmissione. Inoltre, una volta stabiliti i farmaci ad azione antivirale diretta, il sequenziamento sarà fondamentale per monitorare la comparsa e la diffusione delle mutazioni di resistenza alle terapie antivirali. "Una sempre migliore conoscenza di questo virus è alla base di ogni decisione sia dal punto di vista clinico che epidemiologico. Il nostro Istituto, oltre a costituire un punto di riferimento per la cura delle malattie infettive come il COVID-19, è oggi impegnato in una delicata attività di assistenza nei confronti dei decisori politici nazionali e regionali: è decisivo quindi che i nostri ricercatori abbiano a disposizione strumenti sempre più accurati per capire meglio il comportamento di questo patogeno e cercare di anticiparne la traiettoria evolutiva", ha concluso Marta Branca, direttore generale dell’INMI Spallanzani.

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