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Rivolta nel carcere di Rieti: 3 detenuti morti

Tre detenuti sono morti nel carcere di Rieti a seguito della rivolta avvenuta nel pomeriggio di ieri e repressa dall’intervento delle forze dell’ordine. Ancora non è chiara la ragione e la dinamica dei decessi. Con la diffusione del nuovo coronavirus su tutto il territorio nazionale i detenuti chiedono misure alternative al carcere e un’amnistia con violente rivolte in tutto il paese.
A cura di Valerio Renzi
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Un momento della rivolta di ieri nel carcere di Rieti
Un momento della rivolta di ieri nel carcere di Rieti
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Il Garante dei Detenuti del Lazio Stefano Anastasia ha confermato la morte di tre detenuti nel carcere di Rieti, dopo la rivolta scoppiata nel pomeriggio di ieri come in molti altri penitenziari italiani in correlazione alla diffusione del coronavirus in Italia. Altri sei detenuti sono stati trasportati in ospedale, tre dei quali si trovano in terapia intensiva e un altro è stato trasferito d'urgenza a Roma in eliambulanza. Le autorità parlano di una dinamica simile a quanto accaduto a Modena, dove sette detenuti sarebbero morti dopo aver assunto metadone e psicofarmaci presenti nell'infermeria del carcere presa d'assalto. Una dinamica ora al vaglio dell'autorità giudiziaria che ha disposto l'autopsia sulle salme dei carcerati deceduti.

L'assessore alla Sanità D'Amato in una nota: "Ho appreso dal direttore generale della Asl di Rieti – fa sapere l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato – la totale devastazione dell'infermeria del carcere con la sottrazione di tutti i farmaci. Sei detenuti sono stati portati in ospedale, 3 in terapia intensiva, 1 trasferito al Gemelli".

Rivolte nelle carceri in tutta Italia: cosa chiedono i detenuti

Non solo la strage di detenuti a Modena. È drammatica la situazione in tutte le carceri italiane, dove sono scoppiate rivolte in quasi la totalità delle case circondariali alla notizia dell'interruzione dei colloqui con i familiari come stabilito dal governo per limitare il contagio del nuovo coronavirus. I detenuti chiedono provvedimenti emergenziali per lasciare carceri sovraffollate che rischiano per le condizioni di promiscuità di far ammalare migliaia di persone, come un'amnistia o di intensificare le misure alternative alla detenzione. A Foggia sono cinquanta i detenuti che sono evasi, ventitré dei quali ancora a piede libero.

Garante dei detenuti: "Sovraffollamento aiuta il virus"

In un'intervista al quotidiano la Repubblica Stefano Anastasia, Garante del Lazio, ha ribadito la necessità di alleggerire la presenza nelle carceri: "Per affrontare il virus è necessario ridurre il numero dei detenuti". Per farlo basterebbe cominciare  da provvedimenti come la liberazione anticipata speciale che darebbe due mesi di sconto di pena in più all'anno e che quindi consentirebbe di far uscire i detenuti con meno di otto mesi di pena, o la possibilità di ampliare la detenzione domiciliare".

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