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Covid 19

La lettera degli infermieri romani a Conte: “Non siamo eroi tenetevi i vostri 100 euro”

“Noi non li vogliamo quei soldi se li tenga e piuttosto li impieghi per la ricerca anche in capo al mondo se necessario, dei dispositivi di protezione individuale per tutte le persone coinvolte”. I medici in prima fila contro il coronavirus chiedono poi di rimettere “mano al contratto collettivo nazionale” perché al momento “guadagniamo 1500 euro al mese”.
A cura di Simona Berterame
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"Signor Presidente del Consiglio chi le scrive dal fronte sono alcuni infermieri che in questo momento storico sono coinvolti nell'emergenza sanitaria che sta inginocchiando il paese. Nello specifico svolgiamo la nostra professione presso il pronto soccorso del Policlinico di Tor Vergata di Roma, trasformato nel giro di pochissimo tempo in un presidio Covid-19 alla stregua delle possibilità e delle risorse a disposizione". Inizia così una lunga lettera scritta da un gruppo di infermieri romani e indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Gli operatori sanitari hanno deciso di rendere pubblico questo messaggio, scritto sulla scia della lettera pubblicata sui social dalla collega di Senigallia Michela Venturi, alla quale il premier Conte ha risposto durante il suo intervento alla Camera: "Michela, lo dico a nome del Governo ma sono sicuro che tutti i membri del Parlamento potranno ritrovarsi in questo impegno, noi non ci dimenticheremo di voi, di queste giornate così rischiose e così stressante".

La lettera degli infermieri: "Volete aiutarci? Mettete mano al contratto collettivo"

"Non siamo eroi o martiri pronti a morire per la patria – scrivono gli infermieri- siamo professionisti della salute al servizio del malato costantemente". Il punto non sono quindi i 100 euro di bonus ma la tutela della salute e gli investimenti nel sistema sanitario: "Noi non li vogliamo quei soldi se li tenga e piuttosto li impieghi per la ricerca anche in capo al mondo se necessario, dei dispositivi di protezione individuale per tutte le persone coinvolte. Perché la guerra non si combatte senza armi e noi non vogliamo morire mentre salviamo altre vite". Rinunciano perciò alla proposta economica avanzata dal governo Conte, chiedendo invece rispetto e tutele per la categoria che si trova in trincea ormai da settimane. E nel finale della missiva il gruppo di operatori sanitari chiede al governo che venga riconosciuto il loro valore "rimettendo mano al contratto collettivo nazionale, migliorandone le normative e il salario poiché al momento guadagnano 1500 euro al mese comprese notti e festivi".

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