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Condannato a 10 anni per aver abbracciato fino a soffocare la moglie malata: “Non voleva soffrire”

Valter Pancianeschi è stato condannato a 10 anni per omicidio volontario per aver ucciso la moglie Paola Adiutori, da tempo malata lo scorso 28 settembre. Il gup ha riconosciuto le attenuanti generiche all’uomo che avrebbe agito con il consenso della moglie, che più volte aveva tentato il suicidio.
A cura di Redazione Roma
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Paola Adiutori era malata da tempo. Una patologia curabile ma che gli imponeva dolori insopportabili. Più volte aveva tentato di suicidarsi, fino a chiedere al marito di toglierle lui stesso la vita. Valter Pancianeschi, 65 anni, è stato condannato al termine del rito abbreviata a 10 anni di carcere per omicidio volontario per aver eseguito le volontà della donna che aveva sposato nel 1991. Il gup Luigi Balestrieri – come scritto nelle motivazioni della sentenze riportate oggi dalle pagine romane del Corriere della Sera – ha riconosciuto all'uomo le attenuanti generiche, accettando la ricostruzione dei fatti secondo la quale la donna fosse consenziente. Paola aveva confessato alle persone più vicine di voler farla finita, che la sua malattia l'aveva costretta a subire dolori così forti e a uno stato invalidante da essergli ormai insopportabili. Propositi che, come ricordato, aveva tentato di mettere in pratica.

Valter ha raccontato che la mattina del 28 settembre 2018 la moglie – ex impiegata del ministero delle Finanze in pensione – è in preda a una nuova ondata di fitte lancinanti che le medicine non riusciva a lenire, agita delle forbici con cui minaccia di togliersi la vita, poi in preda alla disperazione gli chiede di farla smettere di soffrire. "Tu sai come si fa mi ha detto", ha raccontato l'uomo, istruttore di judo, così l'avrebbe abbracciata con così tanta forza da ucciderla nel loro letto nell'abitazione di via Albalonga 23, al quartiere Appio. "La pietà e la compassione incompatibili con la soppressione della vita umana", scrive il gup nel dispositivo della sentenza, sottolineando però come l'uomo avrebbe agito per eseguire le volontà della moglie, il cui giudizio e lucidità potrebbe però essere stato compromessa dallo "stato di prostrazione" provocato dal dolore. La donna era affetta da prolasso rettale, e nonostante si fosse sottoposta a un'operazione le sue condizioni non avevano migliorate.

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