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Dipendenti in assemblea, il Colosseo e i Fori chiudono: turisti beffati

Mobilitazione questa mattina dei lavoratori dei siti archeologici più importanti della Capitale, tra i più visitati al mondo. Il Colosseo, il Foro Romano e quello Palatino, le Terme di Diocleziano e Ostia Antica sono rimasti chiusi e apriranno solo alle 11.00. “Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia”, ha detto Matteo Renzi.
A cura di Valerio Renzi
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Mobilitazione questa mattina dei lavoratori dei siti archeologici più importanti della Capitale e tra i più visitati al mondo. Il Colosseo, il Foro Romano e quello Palatino, le Terme di Diocleziano e Ostia Antica sono rimasti chiusi e apriranno solo alle 11.30. A renderlo noto la Sovrintendeza archeologica che chiarisce come la chiusura sia dovuta ad un'assemblea sindacale regolarmente richiesta e autorizzata.

Nonostante ciò si è verificata qualche rimostranza da parte dei visitatori che si sono trovati i cartelli chiusi e un po' di confusione all'esterno dei siti archeologici, con le forze dell'ordine che lamentano di non essere stati informati. Confusione aumentata anche da quel cartello in inglese con un errore grossolano fuori il Colosseo dove l'orario di riapertura era indicato per le "11 p.m." invece che per le "11 a.m.", ovvero indicava la riapertura per le 23.00 di questa sera.

Renzi: "No a cultura ostaggio dei sindacati"

"Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l'Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona". Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Matteo Renzi che annuncia anche che oggi nel Consiglio dei ministri si parlerà del Colosseo. "La chiusura del Colosseo è uno schiaffo ai tanti cittadini e turisti che volevano visitare il sito più importante e amato d'Italia, uno sfregio per il nostro paese". Così su Facebook il sindaco Ignazio Marino.

Il primo ad attaccare era stato il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini: "La misura è colma". Franceschini ha poi annunciato che, in accordo con il premier Matteo Renzi, avanzerà oggi in Consiglio dei Ministri la proposta di equiparare musei e luoghi di cultura ai servizi pubblici essenziali.

Al ministro e al premier risponde la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, che difende i lavoratori: "Stiamo diventando uno strano paese, ogni volta che c'e' una assemblea sindacale si dice che non si può fare. Capisco che si debba fare attenzione al turismo ma allora si dica chiaramente che i lavoratori non possano più avere strumenti di democrazia". E sulla proposta di inserire i musei nei servizi essenziali, la Camusso risponde: "Questo non vuol dire cancellare la possibilità di fare assemblee e scioperi".

L'assemblea era stata indetta dalle rappresentanze sindacali per discutere del mancato pagamento delle aperture straordinarie (primo maggio, aperture serali ecc), attività che secondo i lavoratori "hanno dato la possibilità al nostro ministro, negli ultimi 11 mesi, di rivendicare i successi delle iniziative su tutti gli organi di stampa", ma per cui i lavoratori non hanno percepito nessun denaro. Inoltre i lavoratori del Mibact chiedono il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici del settore e un chiarimento in merito a poteri e funzioni del Consorzio per la gestione dell'area archeologica centrale, creato da qualche mese di comune accordo tra il Mibact e il Comune di Roma: "Rischia di essere una inutile sovrastruttura burocratica", denunciano i sindacati.

Critico sull'assemblea sindacale Roberto Alesse, Presidente dell'Autorità di garanzia per gli scioperi:  "La chiusura ai visitatori dei principali siti archeologici della Capitale questa mattina, motivata da un'assemblea sindacale (peraltro regolarmente convocata) porta, ancora una volta, alla ribalta l'urgenza di ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali. Proprio ieri è iniziata in Senato la discussione dei disegni di legge di modifica alla legge sul diritto di sciopero, sollecitata dallo stesso Governo, ed è mio auspicio che, in quella sede, si ragioni con rigore e serietà anche di questo tema. Lasciare la fruizione del nostro patrimonio culturale fuori dai servizi pubblici vuol dire continuare a dare una pessima immagine del Paese ai cittadini e ai milioni di turisti che quotidianamente scelgono di vistare le nostre città".

Adriano La Regina, da 28 anni a capo della Soprintendenza Archeologica della Capitale, spiega come in passato "per ovviare a questi problemi" si scelse di mobilitare dei volontari come "affidarci ad un'associazione di ex carabinieri volontari". "Effettivamente l'assemblea era programmata e si sapeva che c'era il rischio chiusura – spiega – ma non mi sento di esprimere giudizi sull'operato di chi gestisce queste strutture".

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