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Chiusura campi rom, il bando del comune è un flop: già si rischia la paralisi

Rischia di partire già azzoppato il piano di chiusura dei campi rom La Barbuta e Monachina, che dovrebbe fare da apripista per il superamento definitivo del sistema dei campi. Al bando per affidare i servizi previsti dal piano si è presentata solo la Croce Rossa per quanto riguarda Barbuta, mentre nessuna offerta è arrivata per il lotto riguardante Monachina.
A cura di Valerio Renzi
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Il campo rom di via della Monachina
Il campo rom di via della Monachina

Il bando per affidare le procedure finalizzate a chiudere i "villaggi attrezzati", come con una perifrasi istituzionale vengono chiamati i campi roma, de La Barbuta e di Monachina ad enti del terzo settore, pubblicato da Roma Capitale, è stato un flop. Da quando appreso in queste ore Fanpage.it, al momento della chiusura delle offerte il lotto riguardante Monachina è andato completamente deserto, mentre per La Barbuta la sola offerta è stata quella della Croce Rossa.

Così il processo di chiusura dei campi rom sbandierato dalla sindaca Virginia Raggi – che non ha mancato di sollevare critiche e perplessità – rischia di partire già azzoppato: nessuno (o quasi), sembra disponibile a fare un lavoro difficile (e pieno di punti interrogativi) per Roma Capitale. Ora il lotto riguardante La Barbuta sarà affidato alla Croce Rossa, a meno che l'offerta tecnica non venga valutata come inadeguata, mentre per quanto riguarda Monachina, si procederà con inviti rivolti direttamente dall'amministrazione a soggetti del terzo settore.

3,8 milioni di euro per chiudere Barbuta e Monachina

Ad essere messe a bando sono ricorse per circa 3,8 milioni di euro previsti all'interno del Pon Metro 2014-2020 ed erogate dall’Unione Europea. Finanziamenti vinti dall'amministrazione Marino e che erano destinati ai piani d'inclusione per rom e sinti e per il sostegno alla precarietà abitativa. Il bando è diviso in due lotti e stanzia 1,570 milioni di euro per La Barbuta e 698mila euro per Monachina, mentre ulteriori 1,530 milioni sono stati messi a disposizione del Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute per progetti di inclusione abitativa e lavorativa destinati esclusivamente a nuclei familiari fragili, per un periodo non superiore a due anni".

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