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Chi era Imen Chatbri, l’ex campionessa di Heptathlon uccisa a Roma e gettata da Ponte Sisto

Imen Chatbri, nella notte tra il primo e il 2 maggio, è stata ritrovata morta a Roma sulle banchine del Tevere. Secondo gli investigatori è stata uccisa. Nel 2002, quando aveva 20 anni, ha vinto la medaglia di bronzo nell’Heptathlon ai Campionati africani di atletica per la sua nazione, la Tunisia.
A cura di Enrico Tata
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Imen Chatbri
Imen Chatbri

Ad agosto del 2002 Imen Chatbri ha contribuito ad arricchire il medagliere della sua nazione, la Tunisia, ai Campionati africani d'atletica. La ragazza, che all'epoca aveva 20 anni, ha conquistato la medaglia di bronzo nell'Hepthatlon, una specialità che riunisce sette discipline, tra cui il salto in alto, in lungo, il lancio del peso e del giavellotto, di cui era specialista. La tunisina, nella notte tra il primo e il 2 maggio, è stata ritrovata morta a Roma sulle banchine del Tevere. Secondo gli investigatori è stata uccisa, gettata da Ponte Sisto, il ponte che collega Trastevere al centro storico della Capitale. Probabilmente è stata spinta da qualcuno che aveva respinto e rifiutato. Questo qualcuno l'avrebbe seguita e poi spinta giù.

Imen, ex campionessa di Heptathlon, lavorava a Roma in una palestra

Miscia, così si faceva chiamare dagli amici, era nata a Susa, Tunisia. Si è trasferita in Italia a Palermo e in Sicilia si è sposata. Una relazione tormentata, violenta, che si è risolta in un divorzio. Imen ha dovuto lottare anche con due tumori, che fortunatamente aveva sconfitto. Poi si era trasferita a Roma, dove viveva. Lavorava in una palestra e condivideva una stanza con un operaio romeno in un appartamento a Montespaccato, periferia nord della Capitale. Aveva un fidanzato, un ragazzo olandese, sentito dagli inquirenti ma subito escluso dalla lista dei possibili sospettati.  Imen amava uscire spesso, bere e frequentare locali notturni. "Dopo la morte di mio papà abbiamo avuto grosse difficoltà economiche ma grazie alla sua bravura nello sport ha avuto la possibilità di trasferirsi e cambiare vita. Era un sogno che si realizzava. Invece noi, mia madre e mio fratello, siamo rimasti qui. Eravamo comunque in contatto, anche io per un periodo ho vissuto in Italia poi sono rientrata perché non avevo trovato un lavoro fisso", ha raccontato a Repubblica la sorella.

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