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Covid 19

Centinaia di bengalesi alla Asl per il tampone: “Abbiamo fiducia nel sistema sanitario italiano”

“Non tutti hanno capito bene com’è la situazione. In Italia c’è un buon sistema sanitario, da noi è diverso. Non ci sono gli strumenti adatti a contrastare il coronavirus”. Centinaia di membri della comunità bengalese si sono messi in fila questa mattina per sottoporsi al tampone. E chiedono l’annullamento della preghiera del venerdì.
A cura di Natascia Grbic
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Sono centinaia i membri della comunità bengalese romana che questa mattina si sono messi in fila alla Asl Roma 2 di via Nicolò Forteguerri per sottoporsi a tampone. Dopo la bassa affluenza dei primi giorni, in tanti hanno risposto all'appello delle autorità sanitarie. Anche chi non è stato nel Bangladesh in questi ultimi mesi ha deciso di sottoporsi a verifica per controllare un'eventuale positività al coronavirus. Alcuni hanno saputo di doversi recare ai controlli dagli articoli di giornale, altri da amici e parenti. "Quando i medici e i direttori della Asl hanno chiesto di andare a fare il test, la comunità bengalese ha subito accettato", ha dichiarato Nure Alam Siddique, dell'Associazione Dhuumacutu. "Anche noi dalle pagine social della nostra associazione abbiamo invitato tutti a sottoporsi al tampone.

Alcune persone in fila Asl hanno raccontato che molti dei loro amici sono rimasti bloccati nel Bangladesh e che non riescono a tornare a causa dell'interruzione dei voli. "Non tutti hanno capito bene com'è la situazione – racconta un ragazzo – In Italia c'è un buon sistema sanitario, da noi è diverso. Non ci sono gli strumenti adatti a contrastare il coronavirus". Per cercare di evitare assembramenti e la convergenza di troppe persone in un solo luogo, la comunità bengalese ha proposto agli Imam di Roma di annullare la preghiera del venerdì. Già in molti hanno deciso di pregare nell'intimità delle loro abitazioni per evitare il più possibile un contatto con altre persone.

C'è preoccupazione nella comunità bengalese di Roma. Negli ultimi giorni sta girando la voce di presunti test venduti da laboratori nel Bangladesh che accertano la negatività al Covid-19. Non è chiaro se queste voci abbiano fondamento. "Se una persona si reca nel laboratorio in buona fede per fare il test e risulta negativa, non si può parlare di test falsi", spiega Siddique. Molte persone però, parlano anche di strumentazione non adeguata, cosa che potrebbe aver contribuito a mal interpretare i test. Il condizionale su questo aspetto è però d'obbligo: al momento non si ha nessuna conferma dell'esistenza di questi esami effettuati in Bangladesh.

Negativi i primi 270 tamponi

L'Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio in  serata ha reso noto che i primi 270 tamponi a cui sono stati sottoposti membri della comunità del Bangladesh nella Asl Roma 2 sono risultati negativi. "Le procedure proseguiranno nei prossimi giorni in maniera settoriale e mirata con una fortissima collaborazione con le autorità religiose e le associazioni della Comunità. Tutto si sta svolgendo serenamente e nella consapevolezza che è prioritaria la tutela della salute pubblica in una comunità così numerosa e operosa nella città di Roma" si legge in una nota.

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