Caso Luca Varani, “Ciccione, frocio”: Marco Prato e quelle prese in giro dei compagni
Marco Prato, che ha confessato di aver ucciso e torturato Luca Varani assieme a Manuel Foffo, non è sempre stato quel bel ragazzo dal fisico scolpito, lo sguardo sicuro di se, il protagonista della vita notturna esclusiva della capitale, socievole e disinibito. A scuola, al Giulio Cesare, liceo storico di Roma, Marco era invece oggetto di scherno dei suoi compagni di classe, come testimoniato sul Messaggero da alcuni suoi compagni di classe.
Prese in giro a volte pesanti, che prendevano di mira il suo aspetto fisico e il suo orientamento sessuale. Marco tra i banchi di scuola non era ancora quel giovane che aveva passato ore in palestra e a scegliere i suoi abiti alla moda, anzi, era cicciottello e non molto popolare. Già ai tempi "del Giulio", come lo chiamano gli studenti, la sua omosessualità era chiara e non passava di certo inosservata, provocando ilarità e battute fuori luogo.
Omicidio Luca Varani, le indagini
"Frocio" e "ciccione", si è sentito dire Marco Prato. Chissà quelle parole quanto peso hanno avuto nella sua trasformazione da ragazzo un po' "sfigato", a corteggiassimo protagonista di serate in discoteca, aperitivi in ed eventi esclusivi. Parole che hanno innescato quella molla di riscatto, di essere protagonista e sotto i riflettori, riconosciuto e apprezzato da tutti. Quale rabbia hanno fatto covare dentro quelle prese in giro. Una rabbia che spesso esplodeva in eccessi di violenza, urla e qualche scazzottata nei locali. Ma che nessuno si sarebbe aspettato lo trasformassero in un uomo di 28 anni, in grado di torturare e ammazzare, di riempirsi di coca e alcol fino a voler "uccidere per vedere che effetto fa".