Dopo il giorno più lungo in Campidoglio dalla vittoria del Movimento 5 stelle, con le dimissioni del capo di gabinetto Carla Maria Raineri, dell'assessore al Bilancio Marcello Minenna e dei vertici di Ama e Atac, l'unico a difendere Virginia Raggi è il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio:
Tutti parlano di caos e di bufera, ma questo è solo l’inizio Chi pensava che governare Roma sarebbe stata una passeggiata si sbagliava. Ci siamo fatti tanti nemici, il sistema dell’acqua, dei rifiuti, il No alle olimpiadi, rendiamoci conto che verremo combattuti da tutte le parti.
L'unica a parlare fino a quel momento era stata Paola Taverna, membro del minidirettorio romano, in rotta con la linea della sindaca che commentava così le dimissioni di Minenna: "È una grande perdita". Lo schema della difesa di Di Maio sembra sempre invece lo stesso di sempre: la difesa ad oltranza delle scelte del MoVimento. Nelle parole di uno dei big dei pentastellati le dimissioni sarebbero da addebitare a non meglio identificati "nemici", ai così detti "poteri forti" che starebbero assediando la giunta Raggi. Parole gravi che andrebbero spiegate: a quali centri di potere avrebbero risposto Raineri e Minenna, quanto il management di Atac e Ama (quest'ultimo per inciso nominato dallo stesso M5s)? Chi ha manovrato per far arrivare sulla scrivania della sindaca le dimissioni?
La verità è che la solita retorica del soli contro tutti questa volta cozza troppo violentemente con la realtà. Pur non volendo dar retta a ogni singolo retroscena pubblicato in queste settimane, il pasticcio romano sembra esclusivamente farina del Movimento 5 stelle. Difficile attribuire "a quali che sono venuti prima" o alla speculazione della stampa gli scontri interni e i passi falsi.