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Covid 19

Carcere di Rebibbia, negativi al tampone 75 contatti stretti della detenuta positiva

Sono negative al tampone per la ricerca del nuovo coronavirus le 75 persone entrate a stretto contatto con la detenuta ricoverata all’ospedale Lazzaro Spallanzani. Lo ha annunciato in serata l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, aggiungendo che si tratta di “una buona notizia per l’indagine epidemiologica in corso”.
A cura di Natascia Grbic
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Sono negativi i tamponi effettuati sui contatti stretti della donna detenuta nel carcere di Rebibbia e attualmente ricoverata all'ospedale Spallanzani. Lo ha dichiarato questa sera in una nota l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato. "Ho appreso ora dalla direzione generale della Asl Roma 2 che i 75 tamponi eseguiti ai contatti stretti della donna di Rebibbia ricoverata allo Spallanzani, sono risultati tutti negativi. Una buona notizia per l'indagine epidemiologica in corso", ha annunciato in serata. La notizia di una detenuta positiva al Covid-19 è arrivata questa mattina: la donna è stata trasferita ieri all'ospedale Lazzaro Spallanzani quando sono comparsi i primi sintomi. Tutte le detenute e gli operatori entrati in contatto con lei sono stati messi in quarantena.

In Italia è emergenza carceri

In Italia sono 58 i detenuti positivi al coronavirus, 178 gli agenti di custodia. E se non verranno presi provvedimenti urgenti la situazione potrebbe presto precipitare. All'interno del carcere di Rebibbia la donna non è la prima a essere risultata positiva: prima di lei anche due medici e due infermieri erano stati contagiati. "In questa fase grave per il paese ci si affida giustamente in tutti gli ambiti ad esperti italiani ed internazionali per affrontare l’emergenza. – denuncia l'associazione Antigone in una nota – Questo per ora non sta avvenendo per le carceri". E aggiunge: "Tutti chiedono misure urgenti e straordinarie per ridurre drasticamente il sovraffollamento. Misure che creino spazio fisico, misure utili ad assicurare il distanziamento sociale. In carcere abbiamo bisogno di liberare 10 mila persone almeno mandandole ai domiciliari o in misure alternative, anche perché sempre più sono gli operatori e i poliziotti costretti a stare a casa in quanto risultati positivi".

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