Carabiniere ucciso, le versioni discordanti dei due amici. Gabriel: “Non sapevo avesse il coltello”
Scorrendo le 5 pagine del provvedimento di fermo di Christian Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder, accusati di tentata estorsione e dell'omicidio in concorso del carabiniere Mario Cerciello Rega, emerge come la ricostruzione di quella tragica notte è stata resa dai due amici in modo quasi identico tranne che in due punti:
- Il primo, che poi è il più importante ai fini dell'inchiesta: secondo Gabriel, che parla in italiano fluentemente essendo il padre italiano e avendo trascorso lunghi periodi di vacanza in Italia, i due carabinieri al momento dell'identificazione si sarebbero identificati con chiarezza. Al contrario Elder fino avrebbe detto di non aver capito fossero soggetti delle forze dell'ordine, anzi avrebbe tirato fuori il coltello perché spaventato dalla possibilità di avere di fronti due spacciatori pronti non a uno scambio ma a recuperare il borsello di Sergio Brugiatelli con la violenza;
- il secondo punto riguarda invece la natura della scambio: secondo Gabriel (che parla in italiano e che quindi si presume abbia svolto tutte le trattative per l'incontro) avrebbero chiesto in cambio della restituzione del borsello solo una somma in denaro, 100 euro. Elder invece ha spiegato che avrebbero chiesto oltre al denaro perso per l'acquisto non di droga ma di aspirina, anche 1 grammo di cocaina.
Gli inquirenti: "Gabriel non poteva non vedere il coltello"
Oggi poi emerge come nel secondo interrogatorio mentre Elder Finnegan Lee, l'autore materiale dell'omicidio di Cerciello Rega, si è rifiutato di rispondere alle domande degli inquirenti, al contrario Natale ha parlato con i pm, spiegando di non essere a conoscenza del fatto che l'amico avesse con se un coltello. L'arma è stata successivamente ritrovata nella loro camera d'albergo in Prati, a due passi dal luogo dell'omicidio in via Pietro Cossa. "La sua posizione è estranea all'imprevedibile condotta di Lee che ha portato alla morte del servitore dello stato", sono le parole dell'avvocato Emiliano Sisinni, riportate oggi dal Messaggero. Un'ipotesi, quella che Natale fosse all'oscuro della presenza dell'arma, che non convince gli inquirenti già dai primi passi investigativi: "La presenza di entrambi sul luogo del delitto, la circostanza che i medesimi condividessero la piena consapevolezza dell'obbiettivo dell'incontro programmato, il contributo essenziale fornito dal Natale sia con riferimento all'iniziale tentativo di acquistare sostanza stupefacente sia con riferimento all'accordo estorsivo non permette in questa sede di apprezzare profili di estraneità di nessuno dei due al complessivo ambito delittuoso (…) Se anche si deve constatare che l'utilizzo dell'arma è avvenuto durante la colluttazione esclusiva tra Elder e Cerciello, occorre sottolineare che l'arma, per le dimensioni, non poteva non essere vista dal Natale". Il coltello inoltre, una baionetta, sarebbe stato portato da Elder dagli Usa all'Italia in aereo secondo quanto ricostruito finora.
La dinamica della colluttazione e dell'omicidio
Nelle carte del fermo poi emerge come entrambi i giovani californiani abbiano opposto resistenza ai carabinieri Andrea Varriale e Mario Cerciello Rega. Tutto poi si ferma quando Cerciello urla, e Varriale che si stava azzuffando con Natale va verso il collega: "Sta di fatto che entrambi singolarmente ingaggiano una colluttazione con gli operanti che avevamo detto loro di fermarsi dopo essersi qualificati (come risulta dall'annotazione di Varriale) e benché nessuno dei due avesse estratto un'arma, Elder, bloccato dal Cerciello estraeva un coltello (che come dimensioni e tipo è certamente strumento idoneo a cagionare grave offesa) colpendo più volte al tronco la vittima in zona vitale, desistendo dall'azione solo quando percepiva di aver sopraffatto il proprio antagonista".