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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Carabiniere ucciso a Roma, Saviano: “Il suo sacrificio non sia strumentalizzato contro i migranti”

Lo scrittore e giornalista è intervenuto sull’omicidio avvenuto questa notte a Roma del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, accoltellato a morte da un malvivente ricercato assieme al suo complice, invitando la politica a evitare strumentalizzazioni. “Vivo tra i Carabinieri da 13 anni, ho imparato a conoscere lo stress degli appostamenti notturni, i pattugliamenti, la fatica. E ho sentito ieri stesso i commenti disperati dei colleghi”.
A cura di Redazione Roma
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Lo scrittore e giornalista Roberto Saviano è intervenuto con un lungo post su Facebook sull'omicidio avvenuto questa notte a Roma del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate mentre era in servizio: stava tentando di recuperare una borsa rubata da due malviventi quando uno dei due lo ha colpito per sfuggire al fermo. "L’operazione in cui era impegnato sembrava semplice: due balordi, dopo aver rubato la borsa a una ragazza, avevano provato a fare un cavallo di ritorno: paga e riavrai borsa, documenti e chiavi. 100 euro il prezzo. All’incontro però, dopo la denuncia, si erano presentati i Carabinieri. 8 coltellate significa che i Carabinieri non sono arrivati sul luogo con le pistole spianate, non sono piombati con violenza, ma con la prudenza del diritto; sono intervenuti per misurare le intenzioni di chi avevano di fronte e speravano magari di poter risolvere tutto senza colpo ferire", scrive ricostruendo i fatti.

Sotto scorta da tredici anni, Saviano i carabinieri ha imparato a conoscerli, condividendo con loro ogni giorno e ogni momento: "Questo è stato l’ultimo onore di Mario Cerciello Rega che si è comportato da Carabiniere contro questi banditi, e ha pagato con la vita. Non esistono mai servizi semplici quando si è in strada. Vivo tra i Carabinieri da 13 anni, ho imparato a conoscere lo stress degli appostamenti notturni, i pattugliamenti, la fatica. E ho sentito ieri stesso i commenti disperati dei colleghi: “Cazzo, si era appena sposato!”. Ma lo scrittore soprattutto invita la politica a non strumentalizzare la morte di Mario, a non trasformare il suo sacrificio in materiale per la propaganda contro gli ultimi, in particolare i migranti:"La morte di un Carabiniere in servizio non può essere usata come orrido strumento politico contro i migranti. Delinquenti politici che, per allontanare da sé i sospetti sui crimini commessi, non esitano a usare i più deboli tra voi, e i più esasperati (ognuno ha una ragione per esserlo), per alimentare sentimenti razzisti che non hanno ragione di esistere. Quando la camorra uccide, non è pensabile incolpare tutti i campani… Mi rendo conto che non è semplice, ma sta a noi comprendere la reale situazione criminale del nostro Paese e difendere il sacrificio di un uomo, di un Carabiniere caduto mentre agiva rispettando il giuramento prestato alle leggi democratiche del suo Paese".

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