Carabiniere ucciso a Roma: convalidato il fermo per i due americani, restano in carcere
Convalidato il fermo per i due americani diciannovenni ritenuti responsabili di aver ucciso a coltellate il vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega la notte di venerdì 26 luglio scorso. Questa la decisione del giudice delle indagini preliminari Chiara Gallo: Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth restano in carcere. L'accusa è quella di concorso in omicidio aggravato e tentata estorsione. Nel frattempo, i medici legali del Verano incaricati dalla Procura di Roma stanno svolgendo in queste ore l'autopsia sulla salma del militare, esami necessari per confermare le cause che hanno provocato il decesso ed eventualmente, per portare alla luce dettagli dell'accoltellamento ancora non chiari.
L'autopsia sulla salma di Mario Cerciullo Rega
Oggi presso l'istituto di medicina legale del Verano si è svolta e conclusa l'autopsia sul corpo di Mario Cerciello Rega. Gli esami sono stati eseguiti da Antonio Grande. Presenti, durante gli esami autoptici anche degli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri. Fuori all'istituto di medicina legale del Verano durante il pomeriggio sono arrivati anche alcuni amici di infanzia del vice brigadiere deceduto e i tre legali nominati dalla famiglia di Mario Cerciello Rega.
Elder Lee confessa l'omicidio
Due giovani cittadini americani sono stati tratti in stato di fermo: si nascondevano in un hotel di lusso in Prati. Sospettati di aver avuto un ruolo nella morte del militare, uno dei due 19enni di nazionalità statunitense ha confessato l'omicidio. I due si sarebbero dati alla fuga solo quando il carabiniere ferito a morte ha urlato, mentre il suo collega Andrea Varriale, rimasto ferito anche lui ma lievemente, non ha abbandonato il suo compagno, ma ha chiamato i soccorsi e fatto di tutto per provare a fermare l'emorragia.