Cane impiccato in un parco, gli animalisti: “Carcere fino a sei anni per chi maltratta gli animali”
Pene più severe, fino a sei anni di carcere, per chi maltratta gli animali. È la richiesta avanzata dalle associazioni animaliste a seguito degli episodi di violenza, ultimo tra tanti, quello in cui vittima è un cane impiccato all'interno di Parco dell'Aniene a Casal de' Pazzi, nel quadrante a Nord Est di Roma, perché aveva morso a una mano la padrona. Le varie associazioni si sono unite in un fronte comune e si costituiranno parte civile nel procedimento, chiedendo che il responsabile venga punito. L'uomo, un sessantacinquenne, che premeditatamente gli ha stretto una corda intorno al collo con l'intenzione di ucciderlo, è stato denunciato, nei suoi confronti non è scattata alcuna misura di custodia cautelare. Il codice penale prevede infatti una pena massima di due anni, in pratica niente carcere per chi maltratta gli animali. "Urge cambiare la legge" è il grido degli animalisti, che chiedono venga approvata in tal senso la proposta "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali" avanzata dalla deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, presidente e fondatrice della Leidaa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente.
Le associazioni animaliste: "Inasprimento delle pene"
"Ci si ritrova purtroppo di fronte all'ennesimo caso di crudeltà ingiustificata nei confronti di un povero animale, vittima della follia umana, barbaramente ucciso da chi avrebbe solo dovuto amarlo e prendersi cura di lui. È oramai acclarata la pericolosità sociale di chi uccide brutalmente animali – spiega Valentina Coppola, presidente Nazionale di Earth – Si tratta di soggetti che spesso sono violenti anche con donne e bambini e quindi lasciarli impuniti mette a repentaglio anche le persone oltre che gli animali". "Una sofferenza inaudita subita da un essere senziente, che non si può accettare e che chiede giustizia – dichiara Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa Italia. "Le pene previste dalla nostra legislazione per tali reati sono troppo lievi, lo ripetiamo da tempo. Occorre una tutela più incisiva per gli animali, che ancora non ricevono una copertura legislativa diretta, non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Auspichiamo un inasprimento per le pene riguardanti il maltrattamento e l’uccisione di animali, anzitutto per l’esigenza di una loro piena tutela, ma anche perché studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette".