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Caffè Greco di via Condotti a Roma, arriva lo sfratto: entro il 20 febbraio nuovi gestori

Arriva lo sfratto per l’attuale gestore dell’Antico caffè greco di via Condotti a Roma, il più famoso caffè letterario della Capitale e uno dei più antichi d’Italia. Il tribunale ha stabilito che entro il 20 febbraio l’attuale titolare dovrà abbandonare gli storici locali. Il nuovo gestore dovrà versare alle casse del proprietario delle mura, l’Ospedale Israelitico, un canone in linea con i prezzi di mercato: si parla di 180mila euro mensili.
A cura di Francesco Loiacono
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All'esterno del locale campeggiano targhe e scritte che ne ricordano l'anno di fondazione: il 1760. L'Antico caffè greco di via Condotti a Roma è il caffè letterario più famoso della Capitale e uno dei più antichi d'Italia. A breve la sua ultracentenaria storia potrebbe subire una svolta: non una rivoluzione, ma sicuramente un cambiamento importante. Entro il 20 febbraio, infatti, l'attuale gestore del caffè fondato da Nicola della Maddalena dovrà abbandonare la guida dell'Antico caffè greco. Con una sentenza dello scorso 20 dicembre, stando a quanto riporta il quotidiano "Il Messaggero", il tribunale di Roma ha intimato lo sfratto all'attuale gestore, Carlo Pellegrini, il cui contratto d'affitto per il caffè era scaduto il 30 settembre del 2017. Per diversi mesi Pellegrini ha cercato di opporsi allo sfratto: chiedeva ai proprietari delle mura del caffè – l'Ospedale Israelitico di Roma – di poter continuare a pagare il canone di 16mila euro mensili senza l'adeguamento ai canoni di mercato chiesto invece dai vertici dell'ospedale.

Il nuovo gestore dovrà pagare un canone d'affitto molto più alto

Il tribunale gli ha dato torto: chi adesso subentrerà a Pellegrini dovrà dunque versare alle casse dell'Ospedale Israelitico una somma in linea con quelli che sono i prezzi di mercato di via Condotti, che secondo alcune stime per le sale dell'Antico caffè greco potrebbero ammontare a circa 180mila euro mensili. In ogni caso il patrimonio storico e artistico custodito nel locale – un vero e proprio museo tra autografi, quadri, disegni, lettere e fotografie appartenute ai tanti personaggi celebri che si sono seduti ai suoi tavolini, da Casanova a Stendhal, da Flaiano a Orson Welles, da Goethe a Wagner – non è in pericolo: dal 1953 tutto ciò che si trova al suo interno è vincolato in quanto bene di valore culturale e artistico.

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