Cade l’accusa di Mafia e il ministro Orlando revoca il ‘carcere duro’ per Massimo Carminati
Massimo Carminati, hanno decretato nella sentenza di venerdì scorso i giudici del tribunale di Roma, non è un boss mafioso, ma il capo di un'associazione criminale radicata nella Capitale. Per questo, prende atto il ministro della giustizia, Andrea Orlando, non ci sono più le condizioni perché l'ex Nar sia detenuto al 41bis, il cosiddetto ‘carcere duro' riservato a chi ha commesso delitti per finalità di terrorismo, di eversione, di associazione mafiosa, per l'appunto, e di altre fattispecie che però non comprendono l'associazione a delinquere semplice.
“Prendendo atto della sentenza il ministro della giustizia ha revocato l’articolo 41bis a Massimo Carminati, su conforme parere della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione distrettuale antimafia di Roma”, si legge in una nota diffusa dal guardasigilli come risposta all'istanza rivolta dagli avvocati di Carminati, condannato a 20 anni di reclusione in primo grado, che chiedevano la cessazione del 41bis dopo la caduta, per il ‘Cecato', dell'accusa di associazione mafiosa.
Gli avvocati di Buzzi chiedono i domiciliari
Gli avvocati di Salvatore Buzzi, l'ex ras delle coop romane, chiederanno al tribunale del Riesame gli arresti domiciliari per il loro assistito, condannato in primo grado a 19 anni di reclusione. Come per Carminati i legali di Buzzi faranno perno sul fatto che la corte ha fatto cadere anche per lui, come per tutti gli imputati a cui era contestato tale reato, l'accusa di mafia.
Erano 19 in totale gli imputati al processo su ‘Mafia Capitale' accusati di associazione mafiosa. Per tutti loro tale accusa è caduta. Salvatore Buzzi è stato condannato a 19 anni, mentre l'accusa ne aveva chiesti 26, mentre Massimo Carminati è stato condannato a 20 anni di carcere, mentre la procura ne aveva chiesti 28. Queste le condanne in primo grado per i due principali accusati dall'inchiesta della procura di Roma sul "Mondo di Mezzo".