Cade in una buca ma l’anziana viene condannata a risarcire il Comune. La ragione? “Si vedeva bene”
Una donna di 76 anni è caduta in una buca ma, invece di essere lei risarcita dal Campidoglio, è stata condannata a versare nelle casse del Campidoglio 30.000 euro da una sentenza della Cassazione. La vicenda è raccontata oggi da Lorenzo D'Albergo sulle pagine romane del quotidiano la Repubblica che spiega come per gli ermellini la colpa della rovinosa caduta – che ha la rottura di un braccio alla 76enne professoressa universitaria – è della donna che doveva stare più contento, essendo l'incidente avvenuto di giorno e con una buona visibilità.
L'incidente è avvenuto 13 anni fa in via Taro (quartiere Trieste – Salario) ma la querelle legale tra Roma Capitale e la donna, che chiedeva 100.000 euro di risarcimento, si è conclusa solo oggi con la conferma della sentenza d'appello. La buca insomma non era "occultata da foglie o cartacce" era "perfettamente visibile" da parte di "qualunque pedone che avesse attraversato la strada con un minimo di diligenza". Quindi non solo la colpa non è del comune, ma la donna è stata condannata a pagare le spese giudiziarie con un esborso considerevole.
Una sentenza che sembra dare forza alla linea del comune che, rispondendo alla class action presentata dal Codacons, ha risposto con una memoria in cui ammette che le buche ci sono ma, non rappresentando un evento straordinario ma la normalità, sta ai cittadini adoperarsi per evitarle. Scrivono gli avvocati del Campidoglio: "La presenza su strade pubbliche di sconnessioni, avvallamenti e altre irregolarità non costituisce un evento straordinario ed eccezionale, ma rappresenta, al contrario, una comune esperienza rientrante nell’id quod plerumque accidit (ciò che accade più volte) e, dunque, deve essere tenuta ben presente dagli utenti della strada che, quindi, hanno l’obbligo di comportarsi diligentemente per sé e per gli altri".