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Bimbo guarito da leucemia, la mamma di un compagno: “Non siamo no vax, devono solo finire richiami”

La mamma di un compagno di classe del piccolo che non può tornare a scuola perché immunodepresso, ha deciso di prendere parola e raccontare cosa sta accadendo nella classe. Secondo quanto raccontato dalla donna, non ci sarebbero no vax nella scuola di via Bobbio, ma solo bambini che devono finire i richiami vaccinali.
A cura di Natascia Grbic
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Sta prendendo un'altra piega il caso del bambino di otto anni immunodepresso che non potrebbe tornare in classe per la presenza di cinque piccoli che non sono stati vaccinati. Sara Attili, la madre del bimbo protagonista della vicenda, ha più volte denunciato la brutta situazione in cui si trova il figlio: che, dopo essere stato sottoposto a cicli di chemioterapia per sconfiggere la leucemia, è costretto a non poter frequentare la scuola. La donna ha dichiarato che nella classe del piccolo ci sarebbero dei no vax che si rifiutano di vaccinare i propri figli: ed è per questo che ha inviato anche una diffida alla scuola per obbligare la preside a imporre la regolarizzazione della situazione. Dopo tutto questo trambusto però, adesso sono i cosiddetti "genitori no vax" a prendere parola: e si è scoperto, in realtà, che non sono no vax. Anzi, hanno già sottoposto i loro figli alle profilassi necessarie. Quello che devono fare è solo ultimare i richiami e, per la legge Lorenzin, hanno tempo fino al 10 marzo. "Tutta questa storia ha creato molto imbarazzo e confusione – ha raccontato la madre di uno di questi bambini a Il Messaggero – Mio figlio non è un no vax. In quella classe nessuno lo è, ci sono solo delle posizioni da regolarizzare con una legge che dà tempo per farlo fino al 10 marzo. Ho vaccinato mio figlio da piccolo in un'altra Regione, purtroppo fino a oggi all'Asl non risultava immunizzato per nessuna malattia".

Bimbo guarito da leucemia: nessun no vax, solo un malinteso

Insomma, si tratterebbe solo di un malinteso aggravato da un intoppo burocratico. Nessun no vax quindi, solo bambini che devono finire i richiami. Nel caso specifico della donna intervistata, c'è stato un problema di comunicazione tra le Asl: suo figlio ha fatto i primi vaccini in un'altra regione prima di trasferirsi a Roma, ma evidentemente questo non era stato trascritto nella Asl Roma 2. Adesso il problema si è risolto, e il piccolo non risulta più privo di vaccini come prima. "Purtroppo si è creata una situazione molto triste. Alla fine di questa storia siamo tutti delle vittime e i bambini ci sono finiti in mezzo. La mamma di Matteo (nome di fantasia, N.d.R.) un po' di tempo fa ha chiesto in chat a tutti i genitori di poter visionare i libretti vaccinali dei bambini. Io e molti altri ci siamo rifiutati ma non per farle un torto o per diffondere la convinzione sbagliata che ci fossero genitori no vax ma perché si tratta di dati sensibili, coperti dalla privacy, che non sono tenuta a divulgare".

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