Avvelena la figlia di 3 anni al Bambin Gesù: forse lo aveva già fatto con la sorellina
Marina Addati, 29 anni nata a Manuas ma residente a Napoli, da ieri si trova in carcere con la terribile accusa di aver tentato di uccidere due volte la figlia di soli tre anni, versandogli benzodiazepine (uno psicofarmaco) e sedativi nel biberon mentre era ricoverata per controlli all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Per gli inquirenti la giovane madre avrebbe agito per attirare l'attenzione del marito, un tentativo disperato di recuperare un matrimonio in crisi.
Dall'ordinanza della custodia cautelare in carcere, emerge un terribile sospetto: quello che la donna non fosse la prima volta che attentava ai danni della salute delle figlie. Avrebbe agito in maniera analoga nei confronti della figlia più piccola, nata nell'agosto del 2015. Era il gennaio del 2016 quando la bambina veniva ricoverata all'ospedale Santo Bono di Napoli: i medici rivelano uno "stato soporoso", e le successive analisi evidenziano come sia dovuto all'assunzione da parte della piccolo di valproato, uno psicofarmaco. Passano tre giorni e la bambina torna in ospedale con gli stessi sintomi. Il caso viene segnalato ai servizi sociali.
La donna affetta da problemi psichici
Il quadro della donna che emerge dalle carte degli inquirenti è quello di un'instabilità, segnata forse da disturbi mentali: la donna non esita a mettere a repentaglio la salute delle figlie per attirare l'attenzione. Un comportamento che "possa essere verosimilmente collegato a qualche sindrome di natura psichiatrica", forse "una sindrome di Munchhausen, conosciuta anche come sindrome di Polle, disturbo che affligge i genitori, perlopiù madri, spingendoli ad arrecare un danno fisico al figlio per farlo credere malato così da attirare l’attenzione su di se".
Il marito di Marina conosceva la verità?
Lo stesso marito e padre delle bambine, così come il padre di Marina, sembrano dubitare di lei dalle intercettazioni, soprattutto dopo che alla donna viene tolta ogni potestà sui figli il 28 dicembre scorso, e le tre bambine affidate ai servizi sociali, con divieto di contatto con i genitori e i familiari. Tanto da ipotizzare che fossero a conoscenza di cosa fosse realmente accaduto. "Se dici qualcosa a qualcuno mi butto sotto un treno", dice Marina al marito.