La Fortuna a Roma era donna: l’origine di una delle divinità del pantheon romano
Il 6 luglio in molti templi della città di Roma si celebrava il culto di Fortuna Muliebris: si trattava di una delle tante connotazioni che la divinità romana aveva assunto nel tempo, divenendo fra le altre cose protettrice delle donne, delle vergini e delle novelle spose. A lei sono legati numerosi aneddoti della storia antica: come la “relazione” con Servio Tullio e la “miracolosa” vittoria contro i Volsci.
Gaetanaccio il Burattinaio: la storia dell’artista di strada che rese famoso Rugantino
Siamo alla fine del Settecento, e Roma è sotto il potere temporale e spirituale dei papi e dei nobili corrotti: è in questo contesto che nasce Gaetano Santangelo, l’uomo che diventerà famoso come “Gaetanaccio il Burattinaio”. Esile e malato, Gaetanaccio portava in giro per la città uno dei suoi pupazzi più famosi, Rugantino. La sua triste storia è divenuta leggendaria, arrivando perfino a teatro.
“Mannaggia santa Pupa”: perché il dialetto romano invoca una santa che non esiste?
Santa Pupa è stata da sempre, almeno una volta, sulla bocca dei romani: invocata soprattutto quando si ha a che fare coi bambini e, in generale, senza alcuna intenzione sacrilega. E come si potrebbe, dato che in realtà santa Pupa non esiste? Ma il dialetto romano la conosce, e molto bene: il perché, forse, nell’antica mitologia latina.
Celleno: nell’antica Tuscia romana esiste un borgo fantasma che venne fondato dalle Arpie
Le leggende su questo luogo ormai deserto si perdono nella mitologia, e nelle tante versioni della storia di Enea che sbarca sul suolo italico. Durante le sue peregrinazioni infatti, l’eroe troiano s’imbatte nelle terribili Arpie che gli predicono carestie e pestilenze: una di queste, Celeno, diede il nome all’antico borgo fantasma di Celleno, in provincia di Viterbo. Ecco la sua storia affascinante.
Mandrakata: l’origine cinematografica e il significato della parola in dialetto romanesco
Ormai è divenuta una parola a tutti gli effetti italiana, ma la sua origine è da ricercare nella goliardia del dialetto romanesco e dall’immaginario che esso ha saputo creare anche a livello cinematografico: in particolare, la “mandrakata” nacque a tutti gli effetti con un film, anche se il personaggio dal quale deriva è molto più vecchio. Ecco la sua storia.
“Che te rode, ‘a piazzetta o er vicolo der Moro?”: perché in dialetto romanesco si dice così?
Si tratta di una simpatica alternativa alla ben più diretta provocazione legata ad un “fastidioso prurito in una parte ben precisa del corpo”: questa frase, espressione di una cultura popolare vivace e fantasiosa, ha una lunga storia che inizia nell’Ottocento in uno dei rioni più affascinanti di Roma. È infatti a Trastevere che si trova il vicolo del Moro: ecco la sua storia.