Arrestato per corruzione parla De Vito: “Sono innocente, torno a presiedere il consiglio comunale”
Marcello De Vito, consigliere comunale del Movimento 5 stelle finito in carcere con l'accusa di corruzione e ora agli arresti domiciliari, ha risposto alle domande del Corriere della Sera tramite i suoi avvocati difensori Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali. Dopo 107 giorni di detenzione a Regina Coeli, e dopo le motivazioni della sesta corte di Cassazione che ha parlato di "congetture" ed "enunciati contraddittori" in merito alle prove in base alle quali erano state emesse le misure cautelari nei confronti di De Vito e dell'avvocato Camillo Mezzocapo, torna a pronunciarsi innocente e annuncia l'intenzione di tornare alla guida dell'Assemblea Capitolina nel ruolo di Presidente. Se a qualcuno da ringraziare De Vito questi sono i "detenuti" per l'aiuto offerto "costantemente" in "un periodo molto difficile della mia vita e ai miei avvocati", oltre che alla famiglia che non gli ha mai fatto mancare il suo sostegno. L'ex esponente del M5s, espulso dal capo politico Luigi Di Maio subito dopo la notizia dell'arresto, avvenuto nell'ambito di uno dei filoni di inchiesta sullo Stadio della Roma che vedono al centro l'imprenditore Luca Parnasi, parla della sua vita "sconvolta sotto tutti i profili: personale, familiare, professionale, politico", prima ancora che iniziasse il processo a suo carico.
De Vito contro Di Maio: "Da lui egoismo, cinismo, spregiudicatezza"
E proprio con Di Maio se la prende De Vito: "Il 20 marzo ha dichiarato che mi “cacciava per sempre” dal M5S senza necessità del procedimento dinanzi ai probiviri, che dovevo starne a chilometri di distanza e, soprattutto, che se ne assumeva la responsabilità. Ha usato proprio questa parola, dal latino re-spondere. Ecco, è il momento che risponda. Sussistono plurime violazioni del nostro statuto e codice etico: le regole valgono per tutti? Uno vale uno? Sussiste soprattutto un comportamento deludente sul piano umano da parte di un capo politico. Non si può giocare sulla pelle delle persone". Una valutazione che dal suo caso personale si allarga a tutta la vicenda del M5s al Governo: "Il 22 luglio dichiarava: ‘Io col partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare!'. Oggi è in trattativa col Pd mentre panifica con leggiadra disinvoltura su due forni. A tutto c’è un limite!". E ancora: "Egoismo, cinismo, spregiudicatezza non possono essere queste le “doti” politiche di un capo del M5S. Se non ritroviamo i nostri valori e temi di base, non vi sarà “contratto” o “accordo politico” che dir si voglia che possa essere utile, per il Paese e per noi".
La volontà di tornare al più presto in aula Giulio Cesare
Non si vuole pronunciare sui contenuti dell'inchiesta a suo carico, ma spiega di voler tornare al suo posto in aula Giulio Cesare. Un'eventualità che di certo non è gradita e che rischia di mettere in grossa difficoltà la sindaca Virginia Raggi e la sua maggioranza: "Sono certo della mia innocenza e confido nel pieno accertamento da parte della magistratura. Per questo motivo non posso, non voglio e non debbo fare passi indietro rispetto alle funzioni che ricopro".