Arrestato esponente di spicco del Clan Cordaro di Tor Bella Monaca: era latitante
È stato arrestato due giorni fa Valentino Iuliano, 29 anni, esponente di spicco del clan Cordaro di Tor Bella Monaca. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma e del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, lo hanno preso a Monterotondo, comune a nord della capitale, dove si nascondeva. Il giovane esponente della criminalità organizzata si era reso irreperibile lo scorso maggio, quando l'assoluzione in uno dei procedimenti in cui è imputato aveva portata all'errata scarcerazione di dal carcere di Tolmezzo dove era detenuto, rendendosi subito irreperibile.
Tradito da un incontro con la madre e della sorella
Il 29enne, tradotto nel carcere di Regina Coeli, è stato tradito da una telefonata tra la sorella e la madre che, intercettate hanno destato i sospetti degli investigatori su un possibile imminente incontro con il loro congiunto. Un'intuizione corretta: giunte a Monterotondo in auto si incontravano con Valentino Iuliano che veniva così fermato immediatamente dalle forze dell'ordine. Secondo quanto ricostruito il latitante avrebbe trascorso gli ultimi tre mesi sempre nella provincia di Roma.
Il clan Cordardo di Tor Bella Monaca a processo
Roma "scopre" il clan Cordaro nel luglio del 2016, quando una maxi operazione porta all'arresto di 37 presunti membri dell'organizzazione di casa a Tor Bella Monaca, dove controlla diverse piazze di spaccio. Pesantissime le accuse: riciclaggio, ricettazione, truffa ai danni dello Stato, falso, spaccio di stupefacenti, possesso di armi da guerra (trovati anche due kalashnikov nell'arsenale dell'organizzazione), omicidi e tentati omicidi ai danni dei rivali per il controllo del mercato della droga. Tra gli imputati c'è anche Iuliano, che lo scorso maggio la Corte d'Assise di Roma ha deciso di assolvere dall'accusa di omicidio, tra loro anche il 29enne latitante.
Il potere del clan Cordaro
È il 22 maggio del 2018 quando, nel caseggiato R9 di Tor Bella Monaca, viene cancellato il murales dedicato a Serafino Cordaro, il boss del clan assassinato il 2 febbraio del 2013. Un omicidio che non ha impedito al sodalizio criminale di cui era il capo indiscusso di continuare a crescere e di consolidarsi, grazie agli "stipendi" pagati a vedette, pusher e galoppini della droga, alle armi e all'assoluta disponibilità ad usarle. In più proprio l'immagine di Serafino, che tutti i membri di rilievi portano in dosso con un tatuaggio, presentato come una sorta di santo protettore del quartiere ha cementato il mito del potere del clan. Potere che si traduce in tanti, tantissimi soldi, provento in particolare dalla gestione dello spaccio di cocaina. Soldi reinvestiti in attività legali: al clan nel 2017 sono stati sequestrati beni per 3 milioni di euro, tra cui pizzerie, case, negozi e anche una squadra di calcio.