Ancora scintille tra Pd e Sel: è la fine del centrosinistra a Roma?
Ora è ufficiale, il Partito democratico ha scelto il suo candidato alle primarie per scegliere chi correrà in primavera per le elezioni comunali. E' Roberto Giachetti, ex capo di gabinetto di Francesco Rutelli attualmente vicepresidente della Camera, incoronato da Matteo Renzi in persona, con non pochi mal di pancia a sinistra del Partito democratico. Al nome di Giachetti ha dato il via libera anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
Una scelta che non piace a Sel, che ha già messo in campo il nome di Stefano Fassina, e che potrebbe segnare il definitivo "de profundis" dell'alleanza di centrosinistra a Roma. "A Roma non ci sono le condizioni per partecipare alle primarie del Pd. Giachetti non può essere il nostro candidato ma non è una questione di nomi, noi continuiamo con la candidatura di Fassina", spiega Nicola Fratoianni, numero due del partito e sostenitore della linea "mai più con il Pd". Parole molto diverse da quelle di Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio che vorrebbe invece vedere il centrosinistra unito, almeno nelle amministrazioni locali.
Poi sono arrivate le parole di Matteo Orfini su Twitter, presidente del Pd e commissario a Roma dopo le vicende di Mafia Capitale. "Dunque caro Nichi Vendola, tu puoi scegliere nel chiuso di una stanza un candidato mentre uno che si candida alle primarie divide?". E la risposta di Vendola non si è fatta attendere: "A Roma il Pd ci risponde al solito con la spocchia di Orfini e con la renzizazzione della città attraverso Giachetti". Toni aspri, come forse non si erano mai registrati in città tra i dem e i (forse) ex alleati.
Intanto Walter Tocci, il senatore della sinistra dem che piace tanto a Sel e non solo, che, dopo aver chiarito la sua indisponibilità a candidarsi, ha lanciato la proposta di una lista civica del centrosinistra. "Per vincere a Roma bisogna mobilitare le migliori energie del cambiamento, le passioni civili, le competenze di governo, le esperienze sociali. Il Pd promuova una lista civica del centrosinistra – scrive Tocci sul suo blog – Spetta a noi offrire l'occasione di un campo aperto per elaborare un ambizioso progetto di città e selezionare una nuova classe dirigente in grado di attuarlo. Mettere da parte il simbolo di partito non sarebbe una rinuncia, ma un investimento per la riscossa del centrosinistra romano.
Un proposta che piace a Fassina, che si dice "pronto a ridiscutere tutto" nel caso prendesse corpo, ma su cui sono arrivate le parole lapidarie di Orfini: "Il Pd è orgoglioso del suo simbolo. Soprattutto a Roma dove dopo un anno di rigenerazione c'è un Pd diverso da quello che non si accorgeva di mafia capitale. Con quel simbolo ci presenteremo alle elezioni".