Ama lancia l’allarme in una lettera a Raggi: “Non ci sono più i soldi per gli stipendi”
Ama non ha più i soldi per pagare gli stipendi. L'allarme è scritto nero su bianco in una lettera inviata lo scorso venerdì dall'ad della municipalizzata di Roma Capitale Lorenzo Bagnacani e indirizzata alla sindaca Virginia Raggi, il cui contenuto è stato oggi reso pubblico da diversi quotidiani (nella forma più completa dal Corriere della Sera). L'amministratore delegato rende noto al proprietario dell'azienda (il comune di Roma) che è "a rischio il pagamento degli stipendi del mese di ottobre", ed è "impraticabile il rispetto del pagamento delle deleghe e degli stipendi del mese di novembre". Una situazione esplosiva, che ha portati Cgil, Cisl e Uil a confermar lo sciopero del prossimo 5 novembre.
Un allarme che Bagnacani sottolinea non essere un fulmine a ciel sereno, dato che da tempo l'azienda ha informato il Comune (in altre due missive una di settembre l'altra di agosto) che senza le garanzie da parte del Campidoglio, i rubinetti delle linee di credito saranno chiusi: "Siamo informati dagli istituti finanziatori che gli stessi sono ancora in attesa di ricevere l’accettazione esplicita del pegno sui crediti di Ama verso Roma Capitale così come contrattualmente previsto". "Il perfezionamento di tale garanzia – scrive ancora Bagnacani – è necessario per poter utilizzare le linee di credito che allo stato attuale sono prorogate fino al 15 novembre, ma non disponibili".
Uno dei problemi è che senza l'approvazione del bilancio 2017 di Ama, le banche non vogliono saperne di tenere aperte le linee di credito all'azienda. A bloccare l'ok definitivo da parte del Campidoglio un credito che l'azienda che gestisce i rifiuti di Roma vanta nei confronti del Comune per servizi cimiteriali antecedenti al 2014, ma che l'assessore Lemmetti si rifiuta di riconoscere nel bilancio consolidato. Sono proprio quei soldi, ascritti al bilancio, a rendere possibile chiudere l'attività di Ama in attivo: "Se non seguirà l’accettazione del pegno e il conseguente utilizzo delle linee di finanziamento, il riversamento della TaRi di giugno drenerà risorse finanziarie tali da mettere seriamente a rischio il pagamento degli stipendi di ottobre e rendere sostanzialmente impraticabile il rispetto del pagamento delle deleghe e degli stipendi di novembre limitando, tra l’altro la possibilità di utilizzare finanza per il pagamento dei fornitori essenziali e strategici (carburanti, raccolta, trattamento e trasporto dei rifiuti)".