Alberto Angela sulla Shoah, intervista a Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah
Grande successo per la puntata di Ulisse ‘Viaggio senza ritorno' andato in onda sabato scorso su Rai 1. Alberto Angela, divulgatore amato dagli italiani, con grande delicatezza e professionalità ha raccontato il rastrellamento e la deportazione degli ebrei italiani verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Fanpage.it ha intervistato Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah dopo il plauso della Comunità ebraica alla trasmissione. La Fondazione Museo della Shoah Onlus nasce nel luglio 2008 ad opera del Comitato promotore del progetto Museo della Shoah, costituitosi alla fine del 2006. La mission è quella di dare impulso alla costruzione del Museo Nazionale della Shoah a Roma: una struttura di grandissima utilità comune, soprattutto per le numerose attività pubbliche dedicate alla Shoah, dirette ai giovani, ai docenti ed ai cittadini italiani e stranieri, che vi avranno un luogo di riferimento con personale altamente specializzato.
Presidente Venezia, riprendendo la citazione di Alberto Angela “La memoria è il migliore antidoto contro gli abissi della storia”, quanto è importante mandare in onda su un canale del servizio pubblico una trasmissione che ricorda la Shoah e, più in particolare, il rastrellamento del quartiere ebraico di Roma, per di più in prima serata?
"È importantissimo. Penso che uno dei compiti fondamentali del servizio pubblico sia trasmettere documenti, come in questo caso, o iniziative che hanno una funzione di tipo divulgativo. Lo trovo assolutamente coerente, come utile è stata la scelta di trasmetterlo in prima serata. Il riscontro di pubblico per chi non segue abitualmente i fatti storici è stato incredibile, per noi che li seguiamo si è rivelato una grande soddisfazione".
Oltre alle testimonianze di persone come Liliana Segre e Sami Modiano, che hanno vissuto il dramma della deportazione, sono stati raccolti anche i racconti di chi, come alcuni bambini, è stato salvato grazie ai non ebrei. La lezione dei Giusti tra le nazioni sembra essere oggi più attuale che mai…
"Si tratta di storie molto toccanti, sono belle perché danno quel filo di speranza che per noi è fondamentale. Dimostrano come in quel periodo storico molto difficile, durante il quale le sanzioni per chi aiutava gli ebrei potevano essere addirittura legali, alcune persone hanno deciso comunque di opporsi. Infatti le famiglie che compivano questi gesti coraggiosi potevano essere a loro volta colpite e punite. Sono testimonianze di grandissimo valore. Recentemente a Roma è stata consegnata un'importante benemerenza, la qualifica di ‘Giusto tra le Nazioni' a un uomo che ha salvato una famiglia ebrea rischiando la vita. Noi abbiamo l'onore e il piacere di poter ascoltare e di poter parlare con i ‘salvati' dalla generosità umana".
La Comunità Ebraica di Roma ha chiesto di portare la puntata di Ulisse nelle scuole. Come si trasmette la memoria alle giovani generazioni quando saranno scomparsi gli ultimi sopravvissuti e testimoni diretti della Shoah?
"Noi siamo in contatto con le scuole in modo quotidiano e spasmodico. Si tratta di una collaborazione che va al di là del singolo evento e che si mantiene via e fruttuosa nel tempo. Sono tantissimi i ragazzi che hanno lavorato nella nostra fondazione, abbiamo avuto tantissima soddisfazione reciproca e vicinanza rispetto alle attività che portiamo avanti".
La trasmissione ha registrato il 18 % di share con più di 3 milioni di spettatori ed è stato il programma che ha avuto più interazioni social della giornata, ben 133mila. Purtroppo siamo abituati a sentir parlare dei social network solo come veicolo della propaganda razzista e di contenuti di intolleranza, invece non è solo così…
"La rete a nostro avviso e non va demonizzata ma serve anzi ad avvicinare le persone le une con le altre, dipende da come la si usa. Se su internet si lascia spazio soltanto alla violenza e al negazionismo, questo può condurre a un effetto negativo, ma la rete in quanto tale è molto importante per veicolari determinati messaggi. Noi come Fondazione non ci tiriamo indietro alla sfida del web anche se all'inizio è stato difficile, perché per chi si occupa di Shoah con il cuore non è facile mettere pubblici determinati sentimenti e ragionamenti per ovvi motivi. Nella comunicazione online molto ci aiutano anche i ragazzi: quando organizziamo iniziative in Fondazione, la trasmettiamo sul nostro canale Youtube, per ampliare il numero dei partecipanti. Utilizziamo molto anche i social network come Facebook e Twitter, pubblichiamo diversi post anche in lingua Inglese: i commenti e le reazioni arrivano da tutto il mondo".
Quali sono i progetti e le attività che avete in cantiere come Fondazione Museo della Shoah?
"Anche la Fondazione ha prodotto un film specialistico che presenteremo domani alla Camera dei Deputati in anteprima: ‘La Razzia. Roma, 16 ottobre 1943'. Domani sera ci sarà la preapertura del Festival del Cinema di Roma, alla Casa del Cinema e la Rai ha acquistato il nostro film. I progetti e le attività che abbiamo in cantiere sono tanti: ieri a Genova abbiamo inaugurato la mostra ‘La razza nemica' sulla propaganda, in occasione del Festival della Cultura ebraica che si è aperto con il capoluogo ligure capofila. Progetto che ha ricevuto un encomio importante anche dagli Stati Uniti: si riferisce alla propaganda fascista e nazista e alla simbologia che veniva utilizzata per trasmettere i messaggi di dominio, una mostra molto interessante che fa capire quello che avvenne al mondo allora, ma anche in chiave moderna. Stiamo lavorando poi, su altre iniziative, in questo momento abbiamo la mostra sulle Leggi Razziali del 1938. Inoltre, sono in cantiere le prossime iniziative per vedere proprio l'inserimento storico dell'Italia e i rapporti tra i Regime fascista italiano e il resto dell'Europa durante quegli anni, per la quale abbiamo pensato come inizio gennaio prossimo".